ROMA L’immagine della «strana coppia Squinzi- Camusso» evocata da Matteo Renzi nell’intervista di ieri al Messaggero, non va giù alla leader della Cgil che, piccata, replica al premier affermando che quelle di sindacato e Confindustria «sono due voci critiche su quello che fa il governo. Ma sono critiche opposte» e che il supposto «asse» tra i due «non esiste». La Camusso, inoltre, si dice «offesa» dall’accusa di Renzi ai sindacati di non far chiarezza sui propri bilanci: «La Cgil - afferma - pubblica i bilanci dal 1976, quando credo che lui fosse appena nato. E’ una polemica sterile ed è anche molto sbagliato che il premier utilizzi questo argomento».
Nessun tentativo di appeasement nella replica del premier via Tg1: «A me interessa il consenso delle famiglie italiane non quello delle associazioni. Ho detto ”strana coppia“ - spiega Renzi - perché fa un po’ sorridere che sono 20 anni che vedo Confindustria e sindacati arrabbiarsi perché ai politici danno soldi e a famiglie e lavoratori no. Ora - prosegue il premier - una volta tanto che iniziamo a ridurre il numero dei politici, a restituire i soldi alle famiglie e ad abbassare l’Irap, speravo che imprenditori e i sindacati fossero d’accordo. Niente. Sono arrabbiati anche stavolta. Pace, ce ne faremo una ragione...». Questa la secca risposta del premier, almeno alla Cgil, visto che Confindustria ieri non si è fatta sentire. E altrettanto ferma pare la posizione di Renzi su un altro tema scottante, quello dei compensi ai supermanager pubblici, sui quali il premier - nonostante le rappresaglie annunciate da alcuni di loro - non pare retrocedere dal proposito di abbattere anche su questa voce di spesa la scure della spending review: «Resisteranno a parole ma poi - dice - è naturale che ovviamente le cose cambino. Non è possibile che un Ad di una società guadagni mille volte più dell’ultimo operaio. Noi non molliamo. Quando c’era Olivetti - ricorda Renzi - il rapporto era di 10 a 1, torniamo a un principio di giustizia sociale, dare un po’ meno a chi guadagna milioni e rimettere in moto l’economia del ceto medio».
A favore di imprenditori e manager si leva qualche voce dell’opposizione come quella di Daniela Santanché: «Se Renzi mette sullo stesso piano Squinzi e la Camusso siamo messi molto male. Porti rispetto - dice la pitonessa di FI - per chi in questo Paese produce e lavora e paga stipendi veri e non virtuali, come gli euro promessi da lui». Più equilibrato, ma comunque critico verso il premier l’ex segretario Cgil Guglielmo Epifani: «Per una forza di centrosinistra il dialogo con le parti sociali è una condizione fondamentale, bisogna mantenere un filo di dialogo. Il governo - sostiene il predecessore di Renzi alla segreteria pd - non deve fare quello che vogliono le parti sociali, ma ascoltare quello che dicono sì».