Dunque, dopo l’ex segretaria è toccato all’ex assessore. Prima ancora avevano sfilato in Tv il governatore e una manciata di assessori e consiglieri regionali. E ancora prima un ex presidente di regione e ancora assessori e consiglieri. Tutti rappresentati da quel titolo che ieri pomeriggio campeggiava nell’Arena pomeridiana di Giletti su Rai 2: “Abruzzo nello scandalo”. Questo ormai siamo. Questo comunichiamo agli italiani. Per l’opinione pubblica siamo una regione immersa negli scandali: sanitopoli, rifiutopoli, rimborsopoli, e poi i racconti fioriti e ilari di champagne, viaggi di piacere, alberghi galeotti... E sullo sfondo l’immagine dolente del terremoto aquilano, dove la tragedia non ha allontanato il malaffare e la corsa cinica all’arricchimento. Quanto facile lavoro per gli opinionisti, per i presenzialisti dei talk show e per i troppi tartufi dell’etica pubblica. Ma che ci vogliamo fare? Il meccanismo sembra talmente travalicare le nostre forze che pare persino normale che alle prossime elezioni regionali corrano per la presidenza un ex sindaco imputato e un presidente uscente indagato. Siamo diventati garantisti per necessità. Per un disperato bisogno di senso. Come e dove è cominciato tutto questo? L’Abruzzo si scopre regione malata in un paese infetto. Pensavamo di essere immuni agli scandali. Eravamo solo marginali. Ora la televisione ci ha scoperti: da “forti e gentili”, siamo diventati “forti, gentili e corrotti”. Più interessanti e innovatori, ma in peggio.