Su GIANNI chiodi Neanche un colpo di telefono dal governatore
di Paola Aurisicchio wPESCARA «Se potessi, se non fossi all’obbligo di dimora mi ricandiderei e lo farei a testa alta. Penso anche che le persone delle mie parti, di queste aree impervie, mi voterebbero sicuramente». Ha parlato di politica e dell’inchiesta che l’ha coinvolto, dei viaggi a Roma e delle presunte tangenti fino ad arrivare a Lucia Zingariello: «Se mi sento tradito da lei? Sì perché comunque era un mia ex collaboratrice», ha risposto l’ex assessore regionale alla cultura Luigi De Fanis che, ieri, ha aperto la sua casa di Montazzoli alla trasmissione di Raiuno l’Arena condotta da Massimo Giletti che ha dedicato un’oretta «all’Abruzzo nello scandalo». De Fanis, 53 anni, medico ed ex assessore regionale di centrodestra, è stato arrestato ai domiciliari il 12 novembre 2013 con l’accusa di aver preso presunte tangenti e, ieri, a distanza di una settimana dalla fine dei domiciliari trasformati in obbligo di dimora, ha raccontato per la prima volta la sua versione dell’inchiesta: dalla bottiglia di champagne al “contratto” riservando anche una stoccata ai politici e al presidente della Regione Gianni Chiodi. «Sono meravigliato della scarsa vicinanza dei miei colleghi politici e di Chiodi», ha detto alla fine del collegamento De Fanis, «dal presidente non è arrivato neanche un colpo di telefono». «Lo champagne? Dall’estratto conto non si scappa». «Lo champagne l’ho pagato con i miei soldi», ha detto l’ex assessore seduto accanto a uno dei suoi avvocati, Domenico Frattura. Se secondo l’accusa quella bottiglia sarebbe stata pagata con la carta di credito della Regione, ieri De Fanis ha colto l’occasione per togliersi il primo sassolino dopo mesi di silenzio: «La bottiglia è stata pagata con i miei soldi e non con la carta di credito della Regione: non solo ho 8 testimoni ma c’è anche l’estratto conto da cui oggi non si scappa». De Fanis, come dice la procura, è accusato di aver preso 1.100 euro di presunte tangenti dall’imprenditore dello spettacolo Andrea Mascitti ma l’ex assessore, in tv, è stato categorico: «Mai preso tangenti». «Non siamo andati dal notaio a firmare un contratto». E il contratto? E’ stata la sua ex segretaria Zingariello – anche lei arrestata ai domiciliari con l’accusa di concussione – a riferire al pm Giuseppe Bellelli di quel presunto “contratto”, di soldi in cambio di sesso che, invece, ora, la donna nega con forza. «Non è un contratto», ha detto De Fanis, «non siamo andati a firmarlo da un notaio. Era un pezzo di carta, un gioco che risale a 15 giorni prima degli arresti che è stato gettato nel cestino e in cui c’era anche scritto “rivedere a novembre la situazione”. Di quel gioco chiesi anche scusa a Zingariello e il pm non mi chiese nulla di quel foglio». Nella mani dell’accusa c’è però un assegno da 2 mila euro che, De Fanis, ha giustificato così: «Era un prestito preso dal mio conto corrente, le feci un prestito come avevo fatto altre volte, per esempio, per l’auto». «Non ho raccomandato mia figlia alle Poste». De Fanis non ha mai nominato Zingariello né, durante la trasmissione costruita come una sorta di confronto tra i due con le frasi dette alla donna a Lilli Gruber a Otto e mezzo, l’uomo ha replicato attaccando la sua ex segretaria. Se sul viaggio a Roma Zingariello aveva detto, durante l’interrogatorio, che l’ex assessore si era recato alle Poste per raccomandare la figlia, lui invece ha replicato: «Sono andato alle Poste per parlare con un amico di un posto di lavoro. Ma mia figlia Valeria non c’entra: lei ha iniziato a lavorare alle Poste nel 2011 ereditando il posto di mia moglie che si era licenziata così come è accaduto per centinaia di persone». «Quelle cifre erano il compenso per Mascitti e non tangenti». L’ex assessore, sempre in seguito alle dichiarazioni di Zingariello al pm, è stato iscritto sul registro degli indagati dalla procura di Lanciano per aver tentato di avvelenare la moglie. «Non è vero, non ho cercato di avvelenarla e non ho capito perché Zingariello ha registrato l’audio in cui chiacchieravamo». Quindi, a De Fanis, è stato fatto ascoltare un altro audio, quello in cui snocciolava una serie di cifre a Mascitti e da cui, per l’accusa, avrebbe ricavato la presunta tangente. Cos’erano quelle cifre? De Fanis: «Erano il compenso per Mascitti», ha detto, «e il premio Nascimbene non è stato mai fatto».