Le spese pazze e il contratto sessuale: «Era uno scherzo, da Chiodi e colleghi neanche una telefonata»
PESCARA Non risponde direttamente alla domanda se ha chiesto soldi all’impresario artistico Mascitti, nega il contratto sessuale e - se cadessero le misure restrittive della Procura di Pescara per l’inchiesta in cui è indagato per peculato, truffa e concussione - sarebbe anche pronto a ricandidarsi «a testa alta». Da ultimo, manda un messaggio in codice ai suoi ex alleati di partito: «Sono meravigliato di non aver ricevuto una telefonata dai miei colleghi assessori, anche dal presidente Chiodi».
Sono i quattro punti essenziali della prima apparizione pubblica di Luigi De Fanis, ex assessore regionale alla Cultura travolto dall’inchiesta Vate dopo quattro mesi agli arresti domiciliari: ieri è stato ospite all’Arena di Giletti.
De Fanis è apparso in collegamento da Montazzoli insieme all’avvocato Frattura. Nell’ordine ha smentito di aver pagato lo champagne a Torino con la carta di credito della Regione, ha smentito di essere andato a chiedere al ministero delle Poste a Roma un posto fisso per la figlia (come diceva la Zingariello) e, in compenso, ha detto di essere andato a chiedere un posto per il fratello della segretaria (in aria di licenziamento all’Ilva) nel corso di una missione con auto blu della Regione («il dirigente si è messo a ridere, il colloquio è durato tre minuti).
Poi il passaggio - che solleverà un vespaio - sulla candidabilità alle Regionali: «Vado a testa alta, non ho fatto nulla e c'è la presunzione di innocenza. Dalle mie parti i voti li riprenderei». Nella seconda parte del programma, il cuore dell’intervista con il contratto sessuale: «Era solo un foglietto scherzoso, siccome lei ha detto che le stava per scadere il contratto ho detto, vabbè, ci penso io. Poi dopo ho anche riconosciuto l'errore», ha detto De Fanis senza imbarazzi ma è stato bollato dalla Santanchè in studio («ma che gioco è?»).
La scena si ripete anche dopo aver ascoltato la registrazione del colloquio con Mascitti in cui l’assessore dice all’impresario come vanno divise le spese comprendendo la parte che gli deve tornare in tasca. Giletti lo incalza: «Ma lei quei soldi li ha chiesti?». De Fanis dribbla e dice: «Guardi che il premio Nascimbene non si è più fatto». E la Santanchè gelida: «Spero che dimostri la sua innocenza ma queste sono le cose che fanno male alla politica».