Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 24/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Pressing contro D’Alfonso. Candidato nonostante i guai giudiziari. Ma la Pd Bonafé lo difende

PESCARA E Luciano D’Alfonso? La situazione giudiziaria del candidato presidente del centrosinistra non cessa di interrogare la stampa nazionale sull’opportunità della sua candidatura. Il Fatto quotidiano in più occasioni, Repubblica.it, la Stampa l’altro giorno L’Espresso, hanno affrontato la questione ponendo dubbi e interrogativi, rimbalzati ieri nell’Arena di Giletti. Tra gli ospiti, c’era Simona Bonafè, membro della direzione nazionale del Pd, molto vicina a Renzi, che ha ribadito la posizione garantista del partito. Ricordando la vittoria di D’Alfonso alle primarie con il 76% dei voti («È quindi lui l’uomo del Pd per queste elezioni»), la Bonafè ha precisato che «D’Alfonso è stato assolto in primo grado», e che « ora c’è un ricorso. La sua», ha aggiunto l’esponente Pd «è una vicenda diversa dagli altri scandali abruzzesi, perché riguarda atti amministrativi, certo, se dovesse essere condannato...», ha concluso la deputata, non potendo sottovalutare l’insidia che comunque resta dietro la candidatura dell’ex sindaco di Pescara. E infatti ieri lo staff del candidato presidente ha dovuto smentire e precisare alcune affermazioni fatte in trasmissione, da parte dell’ex assessore De Fanis, ma anche della giornalista Luisella Costamagna (molto critica sulla candidatura) e dello stesso Giletti: «Luciano D’Alfonso non è imputato di concussione nel cosiddetto processo “Maremonti”, ma di concorso in falso relativamente a una perizia geologica e di variante circa la modifica di un tratto di sedime viario. Al riguardo Luciano D’Alfonso» aggiunge lo staff del candidato, «si dichiara oltremodo fiducioso di poter dimostrare, anche in questo caso, la sua totale estraneità rispetto ai fatti contestati, poiché nell’epoca di riferimento egli era privo di ogni veste giuridica specifica, né tanto meno ricopriva funzioni di amministrazione attiva». Ultimo ad affilare le armi contro l’ex sindaco è stato sull’Espresso Marco Travaglio, secondo il quale la candidatura contrasta con le regole deontologiche del partito: «C’era da attendersi», scrive Travaglio, «il pronto intervento di Renzi sul modello Barracciu, onde evitare che D’Alfonso sia eletto e poi, in caso di condanna in secondo grado, costretto a dimettersi. Sarebbe il secondo governatore del Pd a farlo per motivi penali, dopo Ottaviano Del Turco. Invece niente: Renzi tace e il Pd acconsente». «Ed è davvero bizzarro», scrive ancora il giornalista, «perché la lista che sostiene D’Alfonso, “Insieme Nuovo Abruzzo”, ha messo nero su bianco nella “Carta d’intenti per il cambiamento abruzzese”, che “la questione morale sarà un cardine della coalizione e del suo governo”., con tanto di codice etico che recepisce la “Carta di Pisa” di Avviso pubblico per la trasparenza negli enti locali. Articolo 6: “in caso sia rinviato a giudizio per reati di corruzione…l’amministratore si impegna a dimettersi». Ma per i vertici del partito abruzzese non c’è nessuna contraddizione: è D’Alfonso l’uomo del Pd.

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it