Un patteggiamento di pena, una condanna in abbreviato e dieci rinvii a giudizio. Si è chiuso così (per il momento) il procedimento legato alla falsificazione di 463.000 biglietti di bus, metro e ferrovie locali, distribuiti per la vendita al dettaglio tra gennaio 2011 e marzo 2012, in cui erano imputate 12 persone, tra edicolanti e dipendenti di società addette alla distribuzione dei ticket. Atac, Trenitalia e Roma Capitale, costituitesi parti civili nel procedimento, hanno ottenuto dal giudice il riconoscimento al risarcimento dei danni, che verrà quantificato in sede civile.
Massimo Muraglia, esperto informatico della società «Expotel», che per conto di Atac si occupava del rifornimento dei titoli di viaggio presso i rivenditori, ha patteggiato la pena a un anno e otto mesi di reclusione. Accusato di truffa e appropriazione indebita, era identificato dal pm come «l’esecutore materiale dell’alterazione», da cui avrebbe ricavato un ingiusto profitto pari a circa 140 mila euro. Muraglia si sarebbe appropriato di 506 biglietti originali e di 2 stampanti dell’Atac destinate alle macchine automatiche presenti nelle stazioni della metro, di cui Expotel era addetta alla manutenzione. La falsificazione consisteva nell’imprimere, grazie all’utilizzo delle stampanti, un falso codice sulla fascia magnetica del ticket e un falso timbro di emissione sul retro.
Quattro mesi di reclusione, con i benefici di legge, è la condanna inflitta, al termine del giudizio con rito abbreviato, a Lorenzo Massa, che, come titolare di un negozio, avrebbe acquistato e poi messo in circolazione 1.261 biglietti alterati. Rinviati a giudizio, invece, gli altri dieci imputati che saranno processati a cominciare dal 19 maggio 2015 davanti al tribunale monocratico. Tra loro vi è Andrea Cortese, dipendente della «Trafico Control», che reclutava personale per la «Expotel». Sarebbe stato lui a fornire i biglietti manipolati da Muraglia al titolare di un edicola di viale Angelico, Stefano Feliziani, che a sua volta li cedeva a Fabrizio Centanni. Quest’ultimo era incaricato di distribuirli ai singoli rivenditori, «inducendo in errore un numero indeterminato di ignari acquirenti». Secondo il pubblico ministero, attraverso questo meccanismo, Cortese avrebbe intascato 50 mila euro, Feliziani 45 mila e Centanni 15 mila. L’accusa per tutti e tre è di concorso in truffa aggravata dall’aver arrecato un ingente danno all’Atac. La catena del raggiro, infatti, è cominciata a gennaio del 2011 e si è conclusa il 14 marzo 2012, per un indebito profitto pari a 248.900 euro. Andranno a processo anche i 7 edicolanti, «beccati» in una sola giornata con 3.486 biglietti alterati e accusati per questo di falsificazione.
È ancora in fase di indagine, invece, il filone relativo alla clonazione dei ticket. Per il momento si tratta di un fascicolo contro ignoti. In questo caso, però, a differenza della falsificazione congeniata da edicolanti e dipendenti di società addette alla distribuzione dei titoli di viaggio, la Procura sta cercando di capire se vi siano delle responsabilità interne ad Atac. Secondo gli esposti, le falle nel sistema di bigliettazione elettronico (mai riparate in quasi 13 anni) avrebbero offerto, infatti, terreno fertile a episodi di clonazione dei biglietti.