Era un sistema collaudato quello architettato per falsificare una montagna di biglietti Atac e rivenderli sottobanco, e in barba alle devastate casse della municipalizzata, a una rete di edicolanti compiacenti. Almeno queste sono state le conclusioni del gup Giacomo Ebner che ieri ha mandato a giudizio i 12 indagati della truffa (la prima scoperta, ce ne sono altre in indagine) e emesso contestualmente le prime due condanne. Massimo Muraglia, l'informatico ritenuto mente della frode, ha patteggiato una pena a un anno e 8 mesi di reclusione, mentre un edicolante Lorenzo Massa, titolare della Edishop di viale Giulio Cesare, che si era prestato ad acquistare centinaia e centinaia di biglietti falsi è stato condannato in abbreviato a 4 mesi di reclusione e a risarcire, in separata sede, le parti civili ammesse nel procedimento ossia la stessa Atac, Cotral, Trenitalia e Roma Capitale. Durante una perquisizione la Guardia di finanza nella sua attività aveva sequestrato 1261 biglietti alterati.
LA TRUFFA
Muraglia in particolare, come ricostruito dal pm Alberto Pioletti, titolare dell'inchiesta, insieme ad altri tre complici avrebbe sottratto 506.000 ticket invenduti per rimetterli in circolazione dopo averne taroccati almeno 463.000. L'informatico, dipendente della Expotel (la società distributrice dei biglietti Atac nelle macchine automatiche delle stazioni) ed esecutore materiale dell'alterazione, spalleggiato da Andrea Cortese, dipendente della Trafic Central (fornitrice di personale della Expotel) avrebbe stampato migliaia e migliaia di ticket fasulli - apponendo falsi timbri e falsi codici esadecimali - dopo essersi appropriati di due stampanti di ticket che erano nella disponibilità del suo ufficio per la manutenzione. Biglietti che poi sarebbero stati messi in circolazione da Stefano Feliziani, titolare di una edicola al civico 80 di viale Angelico attraverso Fabrizio Centanni che si occupava, a sua volta, della distribuzione al dettaglio nel mercato nero parallelo, «inducendo in errore», come aveva scritto il pm Pioletti, «un numero indeterminato di ignari acquirenti». Da qui il coinvolgimento nell'inchiesta di otto edicolanti e commercianti (tra cui un cinese e un indiano) titolari di attività in punti nevralgici della città, da Piazza Bologna a Corso Trieste, passando per viale Giulio Cesare e Piazza Cornelia, fino a via di Villa Livia. Nel maggio del 2015 si ritroveranno insieme sotto processo con l'accusa di truffa aggravata davanti al tribunale di Roma. Edicolanti e cartolerie hanno avuto lo stesso trattamento, infatti. Il rinvio a giudizio è stato disposto per tutti a prescindere dalla quantità dei ticket falsi tenuti in bottega, come i 19 di Ce Sun o i 996 di Mario Palumbo. Così mentre la Procura sta scavando sul fronte del presunto bunker segreto interno all'Atac in cui sarebbero stati stampati biglietti clonati per alimentare i fondi neri della politica creando un buco da 80 milioni l'anno, sono state delineate le prime responsabilità dell'inchiesta precedente. Un episodio minore, insomma, ma non meno grave.
FACILI INCASSI
Complessivamente, secondo quanto emerso dall'inchiesta, Massimo Muraglia, avrebbe clonato circa 463mila biglietti destinati al circuito macchine emettitrici automatiche di biglietti (M.e.b.) ricavando dalla truffa 138mila euro. Sarebbero stati più ridotti, invece, i guadagni degli altri indagati: 50mila l'incasso di Cortese, 45mila quello di Feliziani e 15.000 di Centanni. A battere cassa ora è l'Atac. «E' incontestabile», ha scritto nella memoria il legale della municipalizzata, l'avvocato Daniele Ripamonti, «che i reati commessi oltre a rilevanti danni patrimoniali hanno creato un pregiudizio all'immagine, al prestigio e alla credibilità della medesima, compromessi in seguito alla condotta tenuta anche da dipendenti delle società affidatarie di servizi». Anche Trenitalia è stata ammessa come parte civile. L'avvocato Alessandro Di Giovanni al riguardo ha spiegato che «dal 1997 una convenzione lega Atac Cotral e Trenitalia nella bigliettazione del sistema integrato Metrebus». Chi danneggia Atac quindi danneggia anche Trenitalia anche se in proporzioni minori.