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Data: 25/03/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Ritorno della competition, fine della pax sindacale. Sindacato, di nuovo il rischio-divisione Cisl, Uil e Ugl: scontro Renzi-Cgil noi non cadremo nella trappola

ROMA Isolare la Cgil per frantumare il nocciolo duro del Pd. C’è chi al Nazareno pensa che l’obiettivo di Matteo Renzi sia ormai chiaro. Non per niente il bersaglio preferito degli strali del premier è Susanna Camusso la cui leadership (meglio la sua politica) viene messa in discussione anche dalla Fiom di Maurizio Landini. L’asse anomalo tra l’ex sindaco di Firenze e il numero uno delle tute blu della Cgil contrapposto a quello, altrettanto anomalo, tra Confindustria e confederazione. Nella morsa Cisl, Uil, Ugl che rischiano di essere stritolate e comunque non vogliono cadere in trappola. Certo non possono costituire una polizza vita i recenti accordi unitari sui contratti e sulla rappresentanza. Il sistema sindacale tiene. Per adesso. La Cgil giura di non sentirsi assediata anche perché in questo momento è soprattutto impegnata a pianificare il suo congresso (ai primi di maggio). «Non escludiamo la presenza di Renzi, è avvenuto anche con i presidenti del Consiglio che lo hanno preceduto, magari potremo chiarirci meglio», dice Vincenzo Scudiere, responsabile dell’Organizzazione. «Certo - sottolinea - le forzature del premier non aiutano. Eppure Tony Blair, al quale dice di ispirarsi, aveva considerato il sindacato come una importante cinghia di trasmissione. Renzi dice che lui intende tutelare gli interessi delle famiglie. E noi no? Tra i nostri 5.700.000 iscritti, di famiglie ce ne sono tante. Non siamo trinariciuti incalliti».
LE STRATEGIE
Il tentativo di isolare la Cgil, assicurano in corso d’Italia, non avrà successo. Magari sarà anche così, però nella Cisl è scattato l’allarme rosso. Dice Raffaele Bonanni: «Se il premier ha problemi con la Camusso deve risolverli con la Camusso, che non rappresenta tutto il sindacato». In altre parole, «noi siamo diversi». Fa sapere di voler accettare «la sfida sulle riforme, però se Renzi adotta una politica populista apre il varco ai Le Pen». E intanto si copre. Come? Parla con i collaboratori di palazzo Chigi e cerca sponde con l’entourage del primo ministro: il portavoce del Pd, Lorenzo Guerrini, e Debora Serracchiani, tanto per fare dei nomi, che sono tra i collaboratori più ascoltati. E anche sul versante partitico, con il centro-destra di Angelino Alfano. Il percorso è chiaro: sensibilizzare il capo del governo sulla necessità di mantenere un rapporto costruttivo con le organizzazioni dei lavoratori. Perché se è vero, come è vero, che la concertazione fa ormai parte di un armamentario obsoleto delle relazioni industriali, i cosiddetti «corpi intermedi», cioè la rappresentanza sociale, non possono essere bypassati. Come puntualizzano anche Susanna Camusso e Maurizio Landini.
Resta alla finestra la Uil: «Non ci sentiamo sotto schiaffo - garantisce il segretario aggiunto, Carmelo Barbagallo - perché siamo riformisti da sempre. La Cgil? Sono problemi loro e magari di Landini che non ha mai firmato un contratto in vita sua. Noi su alcuni punti possiamo essere d’accordo, su altri no, contano i risultati». Il rischio di un possibile indebolimento del sindacato è invece, paventato dall’Ugl. Dice il leader, Giovanni Centrella: «Non siamo preoccupati del nostro ruolo, per il quale abbiamo dovuto sempre lottare, ma per il futuro dei lavoratori e dei pensionati. I sindacati hanno il diritto di contestare, dove lo ritengano opportuno, le novità introdotte da Renzi».

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