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Data: 26/03/2014
Testata giornalistica: Il Centro
La sfida di Moretti: Renzi mi convincerà. L’ad di Fs dopo le polemiche sugli stipendi d’oro: «Altri meglio di me? Ben vengano». Stop al cumulo delle pensioni

ROMA Un utile di 450 milioni di euro nel 2013, destinato a salire del 4,6% l’anno prossimo. Una nuova flotta di treni superveloci pronta a correre sulle rotaie in tempo per la sfida dell’Expo. Nei giorni delle polemiche sugli stipendi d’oro dei manager pubblici, che lui stesso ha innescato ipotizzando il rischio di fuga delle professionalità migliori in caso di tagli, Mauro Moretti, amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, risponde con i numeri, illustrando il piano industriale di una società risanata e pronta all’ingresso in Borsa. «Nel 2006 nessuno voleva fare l’ad di Ferrovie, lo si ricordi: farlo è una storia di fatica, non di giochetti per fare mezzo minuto di share. Non siamo qui a poltrire negli uffici» dice replicando a distanza al rivale Diego Della Valle, socio di Ntv, e ricordando l’azienda ereditata «sull’orlo del fallimento». «Adesso la sfida è valorizzare il capitale investito nel pubblico, che va a beneficio del contribuente. E se ci sono alternative migliori alla guida che possa gestirlo meglio, ben vengano» sottolinea Moretti, definendosi «portavoce dei ferrovieri pro tempore». Il suo futuro nelle Fs, dunque, è affidato a due scadenze: la prima è quella naturale del 2015, quando si concluderà il suo mandato («Poi si vedrà»), la seconda è una eventualità più immediata, il probabile taglio dello stipendio sotto la scure della spending review: «Farò le mie valutazioni. Vediamo, e come dice Renzi, saprà convincermi. Ho fiducia in lui. Dovremmo sostenerlo - sottolinea - perché la sfida che viene dall’estero è potente. Sono italianissimo, vorrei continuare a lavorare in una impresa italiana». Ma certo, l’eventuale riduzione della retribuzione potrebbe convincerlo a lasciare: «Chi mi ha preceduto guadagnava 1,6 milioni, io invece ho subìto solo tagli», da 1,1 milioni agli attuali 800mila euro. «La retribuzione è fondamentale per misurare il valore di una persona - afferma -. Non temiamo di essere misurati sui risultati, anzi. Anzi lo chiediamo per tutti, perché sulle chiacchiere non si misura nessuno». Il governo, però, va avanti. Il primo passo è la firma con cui il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, rende operativa una norma della legge di Stabilità del governo Letta che fissa il trattamento economico dei manager pubblici a 311mila euro lordi (equivalente a quello del primo presidente della Cassazione). La misura, che colpirà solo le nuove nomine, si applicherà solo alla Pubblica amministrazione. Per le aziende quotate e per quelle affini «ci sono problemi oggettivi» sottolinea il ministro, «e si può ragionare su una parte fissa e una variabile»: «Servono regole per non eccedere, e ci sarà una proposta del governo». La circolare stabilisce lo stop al cumulo di tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi: chi dunque assume incarichi dopo la pensione non potrà più cumularla interamente con la retribuzione. Su Moretti, da Madia, solo una battuta: «È sbagliato mettersi ai discutere sullo stipendio di una singola persona». Arriva però, in serata il nuovo attacco di Della Valle: «Non credo che Moretti prenda troppo, ho solo detto che milioni di persone lo accompagnerebbero volentieri a casa per il servizio che rende agli italiani: dovrebbe lavorare da un’altra parte e gratis. Tra ritardi, stazioni sporche e disservizi, quello di Fs è un servizio totalmente inadeguato» ha detto, definendo la sua partecipazione a Italo «un piccolo investimento». Ma a Moretti arriva anche la bordata di Famiglia Cristiana: «Dovrebbe visitare qualche mensa Caritas, salire su un treno di pendolari al mattino, non guardare l’Italia dal finestrino di un Frecciarossa - scrive il settimanale - ha perso una buona occasione per tacere». Attacca la senatrice del Pd, Laura Cantini: «Le sue uscite sfiorano la provocazione, ci mancherebbe che l’ad di Fs sia pagato per fare “giochetti”. Dovrebbe cogliere lo sforzo di sobrietà del governo».

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