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Data: 26/03/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Madia: avanti con la riforma non servono tavoli sindacali

ROMA La riforma della pubblica amministrazione «non è detto» che vedrà il confronto con i sindacati. A confermare che per il governo Renzi la parola concertazione non ha più significato, stavolta è il ministro Marianna Madia. La sua rivoluzione nel pubblico impiego - che dovrebbe passare attraverso una «sana mobilità obbligatoria», un massiccio piano di esuberi/prepensionamenti, stipendi dei manager ridotti - non sarà necessariamente concordata con i sindacati. Anzi. «Non è detto che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti» ha dichiarato ieri il ministro.
D’altronde incontri con i sindacati ci sono già stati nei giorni scorsi. E «sono stati incontri molto importanti, in cui noi abbiamo chiesto di darci proposte per andare oltre il piano Cottarelli» ha sottolineato la Madia. Immediata la replica delle organizzazioni sindacali. Particolarmente duro il leader Cisl, Raffaele Bonanni: «Se il governo Renzi non vuole confrontarsi con il sindacato, e le altre parti sociali, ce ne faremo anche noi una ragione. Non ci strapperemo le vesti e andremo tra la gente». Per Rossana Dettori, leader della Fp-Cgil, quella del ministro «è una posizione fortemente sbagliata. I processi virtuosi si governano con il consenso, non con provvedimenti calati dall’alto». Detto ciò la sindacalista si dice favorevole ai prepensionamenti «purché si discuta di riorganizzazione dei servizi e si assumano i giovani qualificati, a partire dai vincitori di concorso non ancora assunti e dai precari».
Ieri il ministro ha anche fornito nuovi dettagli sulla riforma in cottura. A proposito degli 85.000 esuberi previsti dal commissario per la spending review Cottarelli, Madia ha spiegato che «l’idea sarà quella di provare ad avere delle uscite anche con dei prepensionamenti». Confermato il piano di mobilità interna e confermato anche il tetto agli stipendi dei manager. Anche se per le società quotate «si può ragionare su una parte fissa e una variabile», in modo da evitare «eccessi» ma comunque restare sopra la soglia di 300.000 euro lordi annui. Per le altre società pubbliche, invece, il ministro Madia ha reso noto di aver appena firmato una circolare che - facendo riferimento a una norma del governo Letta - chiarisce che nella soglia massima (pari allo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione) «vanno cumulati tutti i trattamenti pensionistici, compresi i vitalizi».

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