SCALEA «Questa è una partita senza paracadute, senza garanzie, ma la giochiamo. Sapete cosa diceva Clint Eastwood? Se vuoi una garanzia comprati un tostapane». Neppure a Scalea, terra di 'ndrangheta e disoccupazione, neanche davanti a un plotone di sindaci calabri con fascia tricolore, Matteo Renzi rinuncia a una delle sue citazioni cinematografiche. E giù applausi. Ma anche appelli a non chiudere più ospedali, a riapre i tribunali, a dare legalità e lavoro. Dopo Treviso, dopo Siracusa, questa a Scalea è la terza tappa del tour dell'Italia e delle scuole che il premier ha deciso di percorrere. Ed è più un road show che una visita istituzionale d'altri tempi, anche se Renzi non perde occasione per dire: «Questa non è una televendita».
Il clima questa volta è tosto. Ad attendere Renzi, arrivato da Roma in elicottero con atterraggio a Praia, ci sono i precari di una ditta di pulizie, la Meridionale servizi. Il loro slogan: «Grazie alla spending review ora sono senza lavoro». Ci sono "le mamme indignate": «Renzi farà il suo incontro in un'aula perché proprio oggi hanno scoperto che la palestra della scuola è pericolante, eppure i miei figli fino a ieri in quella palestra facevano ginnastica», s’indigna Juna, mamma di 36 anni. E ci sono centinaia di cittadini decisamente spaesati perché da luglio il loro Comune è stato sciolto o per mafia.
NIENTE CANZONCINE
Renzi così la prende da lontano. Niente bagno di folla all'arrivo: l'auto blindata varca i cancelli senza fermarsi davanti ai contestatori. Niente tv e stampa nella scuola, l'istituto elementare e medio Giuseppe Caloprese. «Non mi hanno fatto la canzoncina questa volta, ma tante poesie e c'era la banda musicale», racconterà più tardi il premier, memore delle polemiche per la canzone che gli avevano dedicato i bambini a Siracusa.
Duro anche l'impatto nella scuola. Martina, 14 anni, lo spiazza. Chiede: «Potrò continuare a vivere un Calabria quando sarò grande?». Renzi prima scherza: «Beh, puoi sempre sposarti un tedesco e farlo venire qui». Poi sussurra serio: «Mi tatuerò il tuo desiderio sul cuore, è assurdo che una ragazzina debba chiedersi se può coltivare il sogno di restare a vivere nella propria terra». Pausa, sguardo verso gli insegnanti, monito: «Prometto di non lasciare indietro nessuno, ma chiedo anche a voi di cambiare. Smettetela di pensare che la soluzione debba venire sempre da Roma. I vostri nemici sono qui in Calabria. Bufalino diceva che la mafia si batte con un esercito di maestri... Alzatevi e combattete con me per la legalità e il lavoro».
Non è il famoso "alzati a cammina", ma la sostanza è più o meno la stessa. E Renzi lo ripeterà sul palco anti-mafia allestito dal Pd alle spalle della scuola. Dove il premier parla anche dell'impegno per una legge «rapida ed efficiente» contro il voto di scambio politico-mafioso. E torna a dirlo nella riunione a porte chiuse con i sindaci. Qui usa la bacchetta: «Guardiamoci negli occhi, dobbiamo avere il coraggio di dirci che sulla gestione dei fondi europei dobbiamo cambiare passo». Ed esorta, «da ex sindaco», a «superare la burocrazia»: «Chi di voi non mi ha scritto per mettere in sicurezza le scuole? Vedo una mano alzata, due. Ecco, sbrigatevi, i soldi stavolta ci sono».
Il messaggio che Renzi è venuto a portare in Calabria è soprattutto contro i costi della politica. «Tra i cittadini cresce il malessere e allora bisogna ridurre l'impatto mastodontico della politica. Tagliare le Province, mandare a casa tremila amministratori che torneranno a provare l'ebbrezza di lavorare, serve per ridare dignità alla gente. Serve per fare la pace con gli italiani e dare 80 euro in più al mese a chi guadagna poco». Non c'è la farai, ti fermeranno, gli urlano. E Renzi: «Stai buono, o hai poteri da veggente o porti sfortuna!». Fatti fotografare, spostati più in là, gli urlano ancora. «Non sono mica Brad Pitt... Lasciatemi dire che si fa sul serio stavolta. Vado fino in fondo, taglierò anche il Senato e gli stipendi dei manager pubblici. Se non ce la faccio, lascerò la politica». Segue ultimo appello: «Vi chiedo di fare una cosa assurda, la più assurda di tutte, quella di ritrovare la speranza. Ma, ripeto, tocca anche a voi calabresi».