L'AQUILA È un incendio che cova sotto la cenere quello che rischia di esplodere in casa Pd a meno di due settimane della presentazione delle liste. Il mal di pancia provocato dall'ipotesi di candidature in liste civiche a sostegno di Luciano D'Alfonso di transughi dal centrodestra, i nomi più accreditati sono quelli di Daniela Stati e Angelo Di Paolo, una ex assessore e l'altro ancora in carica nella Giunta Chiodi, ha provocato una sommossa nel Pd in provincia dell'Aquila, dove si vocifera di una raccolta firme o addirittura di un boicottaggio del voto. Il segretario provinciale Mario Mazzetti che in maniera netta esprime un punto chiarissimo: «Le liste dovranno essere coerenti con il progetto politico che si sta portando avanti, e frutto di un accordo che dovrà essere preso a livello regionale: una cosa saranno le liste in campo e una cosa i candidati. Su questo punto siamo stati chiari con il candidato D'Alfonso». Un altro che di saltatori della quaglia non vuole neanche sentir parlare è un consigliere provinciale, Mario Mai, ex militare e nell'ambiente conosciuto come «il generale», consigliere provinciale nella lista "I democratici" che supportò Stefania Pezzopane nel 2010. Di nomi preferisce non farne «perché non è una questione personale, ma di principio. Con alcuni ho un rapporto di amicizia, con altri perfino di parentela ma su questa vicenda l'amicizia non c'entra niente; quando si parla della cosa pubblica bisogna attenersi alle regole, le stesse che per oltre quarant'anni ho seguito nella mia vita da militare». Aspetta delle risposte dal partito, da qualcuno degli esponenti più in vista, il consigliere Rai che è pronto a porre la questione anche all'attenzione del premier-segretario nazionale, Matteo Renzi. «Il premier ha fatto del rinnovamento e del cambiamento un cavallo di battaglia, non si può presentare agli elettori le espressioni della vecchia politica, intesa ovviamente non in senso anagrafico». E guai a dirgli che mettere in squadra, seppur in una lista civica o del presidente, uno o più portatori di voti rappresenterebbe un bel vantaggio rispetto agli avversari per cercare di conquistare l'Emiciclo. «La logica machiavellica non mi ha mai convinto - aggiunge Rai - Anzi dico di più: meglio perdere che scendere a certi compromessi. Sarò idealista, forse, ma ho la percezione di un disagio diffuso tra le persone, anche tra quelle che mi votarono alle provinciali. C'è chi, di fronte a lo scenario che si sta prefigurando, preferirebbe non andare al seggio o votare i grillini. A questo siamo arrivati. La gente si aspetta correttezza, e credo che la politica per prima debba darla». Il dado deve essere tratto nel più breve tempo possibile, le riunioni sono continue per cercare di smussare angoli e spigoli di una polemica che neanche il candidato D'Alfonso, forse, si aspettava potesse esplodere in maniera così preoccupante. Per Rai, cresciuto politicamente nella sinistra Dc, è arrivato il momento delle scelte decisive: «Occorre prendersi le proprie responsabilità. Io quella di denunciare una cosa che mi toglieva il sonno la notte me la sono presa, adesso mi aspetto che altri facciano altrettanto». Il termine per l'ufficializzazione delle liste è dietro l'angolo, il Pd e D'Alfonso devono sbrogliare la matassa prima che sia troppo tardi.