- Con la sentenza n. 26 del 27 febbraio 2014, la Corte dei Conti abruzzese ha condannato “il signor Rocco Di Giacomo al risarcimento, in favore della Regione Abruzzo, della somma di euro 24.000,00 (ventiquattromila/00), oltre interessi legali dalla sentenza al saldo nonché alle spese del giudizio”
La Corte ha ritenuto “che il sig. Rocco DI GIACOMO (nella sua qualità di progettista e direttore dei lavori relativi alla realizzazione di una «oasi marina» per la protezione e lo sviluppo delle risorse acquatiche dei comuni di Pineto e Silvi) si fosse reso responsabile di inadempienze rispetto a quanto stabilito nel contratto d’appalto, perché il materiale fornito per quantità e qualità era difforme da quanto pattuito; ad avviso della Procura attrice, con artifici e raggiri erano state indotte in errore la Regione Abruzzo e la Provincia di Teramo, con conseguente erogazione da parte di quest’ultima all’appaltatore dei contributi stanziati e ricevuti dalla Regione”.
In particolare, “Si verte in una fattispecie di evidente occultamento doloso del danno (…), trattandosi di opere fittiziamente collocate sul fondale marino, e certificate come tali, per la realizzazione delle quali sono state oltretutto contabilizzate fatture per operazioni “inesistenti” (fatture sulla base delle quali si sono svolti i controlli delle amministrazioni interessate, anche alla luce delle attestazioni di regolare esecuzione rese dal convenuto Di Giacomo nella sua qualità di direttore dei lavori in parola)”.
Nella sentenza si legge che “il convenuto non potrebbe sottrarsi alla sua responsabilità di progettista e direttore dei lavori per aver concorso con grave colpa ad una spesa del tutto inutile”, tenuto conto della “inesistenza di operazioni relative a fatture di acquisto dei materiali per oltre settantamila euro (fatture intestate a soggetti di fantasia od operanti in tutt’altro settore merceologico, i cui pagamenti risultano incassati da dipendenti della stessa ditta subappaltatrice)”.
La conclusione è perentoria: “ritiene il Collegio che le opere previste in appalto non furono per la gran parte realizzate o, comunque, non furono eseguite in conformità del progetto, vanificando l’erogazione della spesa da parte della Regione Abruzzo”. Per tali motivi: “deve ritenersi provata e sussistente la colpa grave in capo al convenuto Di Giacomo, nella sua qualità di progettista e direttore dei lavori, non avendo il medesimo verificato, con la diligenza minima richiesta dalle circostanze, la regolare esecuzione del lavoro, certificando una (insussistente) conformità dell’opera al progetto da lui stesso elaborato”.
Quanto all’entità del danno causato alla Pubblica Amministrazione: “il valore delle opere non rinvenute sul fondale assomma a circa euro 240.000 euro”.
Nella sentenza della Corte dei Conti si segnala che presso il Tribunale di Teramo pende anche un procedimento penale a carico di Rocco Di Giacomo e dell’amministratore della società appaltatrice dei lavori, relativamente alla medesima vicenda oggetto del giudizio contabile, con imputazione per i reati di:
1) Frode nelle pubbliche forniture;
2) Inadempimento di contratti di pubbliche forniture;
3) Falso ideologico commesso dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
Il condannato è stato difeso in giudizio dalla legittima consorte, l’avvocato Manola Di Pasquale, attuale candidato sindaco del Comune di Teramo.