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Data: 28/03/2014
Testata giornalistica: Rassegna.it
Camusso: Cgil è storia di una casa comune

Il segretario generale: "Ma negli ultimi tempi sembra un condominio con un difetto di litigiosità. Come sbloccare la situazione? La risposta è nella nostra pluralità molto più ricca di quella rappresentata dal gruppo dirigente"
"Attorno a noi c’è una tentazione perenne alla semplificazione, come se i messaggi che parlano alle pance fossero quelli che risolvono i problemi. Certo: al nostro interno esistono dei limiti. Tuttavia vorrei concentrare l’attenzione sul fatto che siamo andati, ed era tempo che non succedeva, nei luoghi di lavoro a discutere". Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, in un passaggio delle conclusioni all’XI Congresso della Cgil Lombardia che si chiude oggi ad Assago (qui il podcast).

"Tutti - sottolinea la dirigente sindacale - ci siamo misurati con quello che hanno detto i lavoratori. Con la loro straordinaria solitudine, con la tentazione sempre più forte a rassegnarsi alla mancanza di cambiamenti. Detto ciò, negli interventi che ho sentito qui stamattina, sono prevalse questioni come la firma degli emendamenti da parte dei dirigenti, e non le difficoltà dei lavoratori, o una discussione su cosa la Cgil dovrà fare per loro".

Insomma, va bene riconoscere le sconfitte, ma è tempo di rimboccarsi le mani per decidere la linea di intervento nei prossimi anni. "Dobbiamo provare a immaginare - osserva - come governare una stagione che si preannuncia complessa, interrogandoci su strumenti che magari non ci permettono più di dare le risposte necessarie. Non dimentichiamoci che in questi anni abbiamo firmato decine di migliaia di accordi che hanno provato a tutelare l’occupazione", che "i nostri sportelli dei servizi hanno ricevuto milioni di persone, le quali hanno ottenuto soluzioni solo dalla nostra organizzazione. Smettiamola di dipingerci come quelli che stavano su un altro pianeta, mentre qui in Italia succedeva di tutto. Perché bisogna farlo? Non per dirci che andava tutto bene, ma perché se si vuole ripartire, bisogna capire da cosa".

Non c’è risorsa migliore di quella rappresentata da chi partecipa e fa la vita dell’organizzazione. Camusso ne è convinta: il futuro cammina sulle loro gambe e sulle loro idee. "Quando sento dire che noi non abbiamo fatto nulla sul terreno della legalità, o su quella del caporalato, mi viene in mente la straordinaria campagna condotta dalla Fp e dalla Flai contro il caporalato. Quella lotta ha portato a una legge che oggi permette di processare sfruttatori e schiavisti. E allora impariamo a discutere tra di noi con un po’ più di rispetto reciproco e voglia di conoscerci".

"La condizione perché i lavoratori non vivano come insopportabile il nostro pluralismo - insiste - è che ci percepiscano come membri di un’unica organizzazione. Quella della Cgil è la storia di una casa comune. Ultimamente la sensazione è che siamo diventati un condominio litigioso. Come facciamo, da un congresso all’altro, a sbloccare la situazione? Questo è l’interrogativo che abbiamo davanti. La risposta è nella nostra pluralità. Io penso sia molto più ricca di quella rappresentata dal gruppo dirigente".

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