PESCARA Il saluto, affettuoso, tra i due, sotto al palco della kermesse del Circus, c’è stato. Ma è valso a poco. Prima e dopo il sindaco uscente, Luigi Albore Mascia, di Forza Italia, e il presidente della Provincia, Guerino Testa, del Nuovo centrodestra, tutt’e due aspiranti alla poltrona di sindaco alle elezioni del 25 maggio, hanno continuato a duellare. Pochi minuti prima che cominciasse la convention «Si parte!», dove Testa ha annunciato ufficialmente la sua candidatura, aveva cominciato Mascia, che ha salutato e se n’è andato. «Testa dovrebbe fare un passo indietro. Tutto questo», ha aggiunto riferendosi alla sua candidatura, «ha dell’incredibile». Neanche Testa, dal palco, nel suo discorso durato circa 40 minuti, è andato di fioretto. «In questi anni di amministrazione, è mancato il dialogo coi cittadini. È mancata quella relazione intima che deve esserci tra sindaco e cittadini». Insomma, se il proposito iniziale era quello di far volare le colombe, con la presenza, oltre a quella del presidente della Regione Gianni Chiodi (Fi), del coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, che a metà della manifestazione, appena dopo l’intervento del coordinatore nazionale dell’Ncd, Gaetano Quagliariello, e prima del discorso di Testa, se n’è andato, la missione è fallita. E dire che contatti tra Fi e Ncd erano proseguiti, anche dopo l’annullamento di ieri mattina dell’incontro tra Altero Matteoli e Renato Schifani, fino a pochi minuti prima della presentazione di Testa. Che ieri, al Circus, tra le note del tormentone «Happy», di Pharrell Williams, ha fatto il pienone, con una sala stracolma (gli 809 posti a sedere erano tutti occupati, con un paio di centinaia di persone in piedi), tra politici (oltre al ministro Maurizio Lupi e a Federica Chiavaroli, coordinatrice regionale dell’Ncd, c’erano, tra gli altri, Filippo Piccone, Paolo Tancredi, Antonio Del Corvo, Enrico Di Giuseppantonio, Nicoletta Verì, consiglieri provinciali e assessori comunali come Marcello Antonelli), imprenditori, operatori del porto e gente comune. Tra il «popolo» di Testa, anche una delegazione della curva nord della Pescara calcio, sistemata in fondo alla sala. E se il refrain è stata la canzone «Happy», dopo la testimonianza sul palco di alcuni giovani, che hanno dato l’endorsement di Testa per le passate esperienze personali (Alessio della marineria, poi Filippo, un non vedente, Nadia, una studentessa, e ancora Stefania, Vittorio e Antonio), ieri è stata presentata anche la canzone che accompagnerà la campagna elettorale di Testa, intitolata «In questa città»: quattro strofe che giocano con il nome del candidato («Ma ora basta ci vuole Testa/Ma ora forza ci vuole Testa»). E dopo Lupi (che è intervenuto con una metafora, declinata in dialetto, vista la sua origine di Fossacesia: «Meglio un’alice fresca, che un’aragosta fracida»), l'investitura di Testa, mentre sullo schermo apparivano alcuni tratti del suo programma elettorale. Un «no» secco è arrivato al teatro monumentale previsto sull’area di risulta: «Meglio uno spazio per grandi eventi», ha annunciato Testa. E dopo l’elencazione di alcuni progetti («Piste ciclabili, parco fluviale, fiume, mostre pittoriche») il sogno: «Voglio che Pescara diventi capitale dell’Adriatico». In mezzo, la frase che la sua gente si aspettava, suggellata da un’ovazione, e rimarcata rispondendo alle insinuazioni dei social network, che sospettano un inciucio con il centrosinistra: «Io mi candido sindaco per essere fra due mesi sindaco. Noi la decisione l’abbiamo presa. E manterremo aperta la porta agli alleati di Forza Italia fino all’ultimo momento utile». Ovviamente, se convergeranno sul suo nome. Ma intanto anche Chiodi se n’era andato. Era rimasto fin quasi alla fine del discorso, poco prima che ripartisse il mantra di «Happy», quello finale.