L' AQUILA Non è solamente uno scontro generazionale quello che si consumerà domani con le primarie per la scelta del candidato consigliere, che interesseranno L' Aquila ed il suo comprensorio. È un vero e proprio spartiacque quello che si profila all'orizzonte per il Partito democratico che, al di là dell'aspirante inquilino dell'Emiciclo, individuerà una rotta che si annuncia decisiva per i futuri scenari politici, cittadini e non. La sfida tra Alfredo Moroni e Pierpaolo Pietrucci rappresenta plasticamente la contrapposizione di due mondi diversi della politica, non solo per la differenza di età, che convivono sotto lo stesso cielo ma si sopportano sempre meno. Per il primo, politico di lungo di corso e assessore in carica al Comune dell' Aquila, una gran parte della nomenclatura della sinistra è scesa in campo in maniera silente ma attiva, coinvolgendo varie anime del partito, da quella democrat a quella socialista, in cui storicamente Moroni (che pure ha un passato nel Pci) si è formato. Il consigliere provinciale, dal canto suo, incarna la voglia di ricambio generazionale espressa da un nuovo gruppo dirigente che si è formato, spinge per affermarsi ed ha fortemente voluto le consultazioni primarie, puntando su un elettorato più tradizionalmente di sinistra, ambiente in cui è cresciuto politicamente Pietrucci. E dopo un profilo basso per diversi giorni i due hanno iniziato a punzecchiarsi. «Il rinnovamento, arrivati a un certo punto, diventa necessario. Mi candido perché il panorama offre solo ipotesi di gerontocrazia gattopardesca che per questo territorio è inaccettabile. Ricostruzione e lavoro saranno i due punti cardine della mia azione» dice l'ex capo di gabinetto del sindaco Cialente, che evita di fare il nome del suo avversario. Moroni (che per la prima volta punta ad una candidatura per le regionali) non si scompone, e punta sul fattore esperienza: «Rinnovamento vuol dire competenza, e l'apparato non è quello che sostiene il sottoscritto. La parte più conservatrice del partito non è sicuramente quella che è dalla mia parte. L'esperienza in Giunta e la conoscenza della macchina amministrativa (è dirigente regionale, ndr) garantiscono un'azione efficace per la tutela delle aree interne e della città dell' Aquila». Su una cosa, però, i due competitor sono d'accordo: l'ipotesi di imbarcare nella coalizione liste e nomi composte anche da transfughi del centrodestra non piace, e di questo non potrà non tenerne conto Luciano D'Alfonso. «Mi preoccupa e mi indigna il saltare da una parte all'altra di certi personaggi della politica abruzzese, in particolar modo della provincia aquilana. Bisogna aprire un confronto con il candidato presidente perché la politica ha bisogno di chiarezza» ha sbottato Pietrucci. Più pacato, ma non meno incisivo, Moroni: «Imbarcare molte persone, anche di provenienze diverse dal centrosinistra, può agevolare la vittoria ma rischia di rendere difficile il governo della Regione». Le primarie, infine, sono viste in casa Pd come l'unica chance per eleggere un candidato aquilano in Consiglio regionale. Anzi, per alcuni il passaggio vittoria primarie-elezione il 25 maggio è quasi automatico. Un ottimismo che rischia di schiantarsi con le lacerazioni che può incrinare l'unità del partito e far disperdere i voti.