Non c’è pace per i pensionati, costantemente nel mirino dei tagli alla spesa pubblica. La scorsa settimana ne ha parlato Carlo Cottarelli, il commissario per la spending review, il quale ha ipotizzato «un contributo temporaneo di solidarietà sui trattamenti più elevati». Ieri, a margine del Salone del Risparmio a Milano, il viceministro all’economia Enrico Morando non ha nascosto il proprio pensiero sulla possibilità di intervenire sulle pensioni elevate (dai 10/15mila al mese) maturate attraverso il versamento di contributi al confronto più contenuti. Il ministro - che ha parlato di un possibile «piccolo contributo di solidarietà» - si riferiva evidentemente alle pensioni liquidate con il cosiddetto criterio «retributivo» sulla base delle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro. Se fossero state calcolate con il nuovo criterio «contributivo» (che coinvolge tutti i giovani), metodo che si basa sulla contribuzione versata nell’intero arco della vita lavorativa, risulterebbero certamente d’importo inferiore. L’obiettivo del governo sembra dunque essere quello di riequilibrare gli squilibri tra sistema retributivo, ante riforma Monti-Fornero, e contributivo.
Da uno studio degli esperti de lavoce.info (Fabrizio e Stefano Patriarca), che ha messo a confronto quanto versato e quanto incassato da chi è andato in pensione di anzianità tra 2008 e 2012, risulta che i contributi versati coprono solo in parte la pensione erogata dall’Inps, con punte di squilibrio fino al 34%. In sostanza, chi oggi percepisce una pensione oltre i 3.000 euro è come se ricevesse un terzo dell’assegno senza copertura economica. E più sale di assegno, più cresce il differenziale. L’operazione del ricalcolo secondo il sistema contributivo si può effettuare solo nel settore privato, disponendo l’Inps delle posizioni contributive individuali a partire dal 1974. È preclusa, invece, per i dipendenti statali (dove si annidano pensioni elevate come quelle per magistrati, superburocrati, alti gradi militari, membri di authority, ecc.) dal momento che per i dipendenti delle amministrazioni statali è stata istituita - in realtà solo sulla carta - una gestione pensionistica a partire dal 1996, mentre in precedenza le amministrazioni pagavano le pensioni in proprio, alla stregua degli stipendi. E non erano tenute ad accantonare i contributi.
Oggi la maggior parte delle pensioni d’oro nasce dall’applicazione del metodo retributivo: Tizio incomincia a guadagnare il super-reddito soltanto nell’ultimo periodo della sua vita lavorativa, ma si vede poi calcolata la pensione per intero in riferimento a quell’ultimo periodo. Sulla differenza tra la pensione calcolata in proporzione alle ultime retribuzioni e quella calcolata in stretta proporzione ai contributi versati nel corso di tutta la vita lavorativa potrebbe essere applicato un contributo straordinario, che in questo caso può essere determinato anche in misura superiore rispetto a quella del 5-10% fissata nel 2012 e poi bocciata dalla Corte costituzionale. Se il contributo straordinario viene riferito soltanto a questa differenza, avrebbe invece il via libera dal giudice delle leggi, dal momento che non crea una disparità di trattamento, ma al contrario riduce una sorta di privilegio, in un momento di straordinaria necessità.