Gli obiettivi indicati da Pier Carlo Padoan si riferiscono allo scenario europeo, ma hanno anche una valenza ben più immediata: tra una decina di giorni il governo approverà il documento di economia e finanza con le nuove stime di finanza pubblica e immediatamente dopo dovrebbe mettere a punto anche il provvedimento per la riduzione del prelievo fiscale in busta paga.
Il ministro Pier Carlo Padoan, intervenendo ieri alla Luiss al convegno per il centenario della nascita di Guido Carli, ha evitato con cura di sbilanciarsi sul lavoro di preparazione in corso. «I numeri ve li darò spero siano quelli buoni» ha scherzato. In serata è stato però lo stesso premier a fare qualche anticipazione, spiegando che nel Def la crescita per quest’anno sarà indicata allo 0,8-0,9 per cento, mentre sulla disoccupazione l’obiettivo è riportarla ad una cifra entro il 2018.
In ogni caso la ricognizione delle risorse disponibili è in corso e servirà a dare le dimensioni di quello che si potrà fare quest’anno. L’esecutivo almeno per il momento è orientato a lasciare il rapporto tra deficit e Pil al livello previsto e concordato con l’Europa, ossia al 2,6 per cento, giovandosi eventualmente della minor spesa per interessi, resa possibile dal basso livello dei tassi sui titoli di Stato.
L’operazione Irpef potrebbe quindi far affidamento su una dotte un po’ più bassa di quella inizialmente prevista, 5 miliardi o poco più per i mesi da maggio a dicembre, ovvero 7-8 miliardi su base annua. Lo sconto di 80 euro al mese sarebbe applicato pienamente alla fascia di reddito poco al si sopra dei 20 mila euro, per poi ridursi gradualmente. Il premier Renzi ha fatto riferimento ai lavoratori «che prendono 1.300 euro e una volta erano ceto medio». L’importo di 1.300 euro netti al mese corrisponde ad imponibile Irpef annuo di 22-23.000. Al di sopra dei 25 mila l’aumento della detrazione risulterebbe via via meno forte (e di conseguenza il beneficio fiscale limitato) fino ad esaurirsi sostanzialmente intorno ai 35 mila euro.
LA QUATTORDICESIMA
Il presidente del Consiglio nel suo intervento alla direzione del Pd ha anche descritto l’intervento in arrivo come una sorta di «quattordicesima», nel senso che «non c’è mai stato un contratto o un accordo sindacale che ha dato così tanti soldi in busta paga». Questo non dovrebbe voler dire però che il beneficio arriverebbe ai lavoratori con una erogazione una tantum (idea che pure era stata accarezzata ai tempi del governo Letta). L’operazione Irpef esclude per definizione gli incapienti, ossia coloro che hanno un reddito molto basso (fino a 8.000 euro l’anno) o un po’ più alto ma in presenza di carichi familiari. Queste persone versano un’imposta nulla o quasi e non si avvantaggerebbero del potenziamento delle detrazioni. Al momento pare difficile che il problema possa essere affrontato nell’immediato, con un altro strumento di sostegno al reddito.
L’andamento dell’anno e di riflesso anche quello dei conti dipenderà anche almeno in parte dalla liquidità che sarà immessa nel sistema economico attraverso il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Ieri il ministero dell’Economia ha dato un aggiornamento della situazione, spiegando che le risorse messe a disposizione delle varie amministrazioni per l’anno 2013 ammontano a 27,2 miliardi. Ma siccome non tutte hanno effettivamente girato le somme ai creditori, i pagamenti effettivi ammontano a 23,5 miliardi.