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Pescara, 25/11/2024
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Data: 30/03/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Pensioni, scoppia il caso statali: scontro sulle uscite anticipate. Fassina: «Problema di equità, no a regole di favore solo per i dipendenti dello Stato».

ROMA Il più diretto è stato l’ex ministro del lavoro Elsa Fornero. Il prepensionamento dei dipendenti pubblici? «Alla Madìa suggerisco di essere abbastanza attenta, i dipendenti privati farebbero bene ad arrabbiarsi perché non possono essere sempre solo loro a pagare». Il progetto del ministro, che ha ufficialmente annunciato un piano di prepensionamenti per gli statali, incontra i primi ostacoli. Sono giorni che i rappresentanti degli esodati non mancano una riunione della direzione del Pd per protestare davanti alla sede del Nazzareno. E hanno trovato orecchie attente in alcuni settori del Pd. Del resto sono migliaia i dipendenti privati che sono usciti dal processo produttivo con la promessa di accedere alla pensione ma che poi il repentino innalzamento delle regole previdenziali, approvato proprio con la legge Fornero, ha lasciato senza stipendio e senza assegno pensionistico. Questo popolo di ex lavoratori relegato in una specie di limbo, da tempo chiede a voce alta di poter accedere alla pensione utilizzando le regole precedenti alla riforma approvata dal governo Monti. Ciò che gli esodati chiedono è esattamente la misura che Marianna Madìa ha spiegato sarà utilizzata per smaltire le fila del pubblico impiego mandando a casa lavoratori «anziani» per poter assumere giovani in rapporto di uno ogni tre pensionati.
LE REAZIONI
«È assolutamente prioritario prima di qualsiasi intervento sulle pensioni», dice Stefano Fassina, ex vice ministro dell’Economia in quota Pd del governo Letta, «risolvere il problema degli esodati». Fassina nei giorni scorsi, insieme a Gianni Cuperlo, a margine della direzione del Partito Democratico, ha incontrato i rappresentanti della categoria che da tempo chiede un incontro diretto con il premier Matteo Renzi. «Non si possono rivedere le regole per anticipare la pensione a dirigenti pubblici che hanno stipendi elevati», spiega l’ex ministro, «per una questione di equità va assicurato lo stesso trattamento anche ai dipendenti privati». Anche l’ex ministro del welfare e attuale presidente della Commissione lavoro alla Camera, Cesare Damiano, la pensa allo stesso modo. «Serve che il governo si coordini al suo interno», è la linea di Damiano, «almeno questo deve valere per i ministri Madìa, Giannini e Poletti, che hanno tutti competenze sull’argomento e mi pare anche che abbiano posizioni divergenti. Quello che mi stupisce», aggiunge ancora, «è che non si percepisce il fatto che la questione esodati stia diventando esplosiva». Voci contrarie si sono levate anche dentro Scelta Civica. «La formula dei prepensionamenti propone una ricetta sbagliata, che rischia di sfasciare i conti pubblici, dopo gli sforzi fatti dal governo Monti per rimetterli a posto», ha dichiarato Gianfranco Librandi. Nei giorni scorsi il ministro del lavoro Giuliano Poletti, ascoltato in audizione alla Camera, ha parlato della volontà del governo di trovare una «risposta organica» al problema.
LE COPERTURE
Come al solito, ha sottolineato, il problema è quello delle risorse. Per salvaguardare 120 mila lavoratori, i precedenti governi hanno dovuto stanziare 5 miliardi di euro. Per risolvere il problema alla radice, secondo la Ragioneria, di miliardi ne servirebbero addirittura diciassette fino al 2022. Cifre enormi. L’ex ministro del lavoro Enrico Giovannini aveva ipotizzato una norma di «manutenzione» della legge Fornero con l’introduzione del cosiddetto «prestito pensionistico». In pratica si sarebbe consentito a tutti i dipendenti di lasciare il lavoro in anticipo, ma scaricando il costo in parte sulle imprese, in parte sullo Stato e in parte sul lavoratore stesso, con una riduzione della pensione tra il 10 e il 15 per cento. Anche il prgetto di legge firmato da Damiano e dall’attuale sottosegretario dell’Economia, Pierpaolo Baretta, che giace in commissione lavoro prevede la possibilità di lasciare, per tutti, il lavoro a 62 anni con almeno 35 di contributi. Ed anche in questo caso è prevista una penalizzazione dell’8 per cento sulla pensione percepita.
La penalizzazione in caso di prepensionamento per i dipendenti pubblici, invece, non sembra, almeno per ora, non sembra essere contemplata nei progetti di riforma che il ministro Madìa sta mettendo a punto e che saranno presentati tra la fine del prossimo mese e l’inizio di maggio.

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