ROMA Nel giorno in cui il progetto di riforma del Senato arriva a Palazzo Chigi per essere riscritto dal Consiglio dei ministri il cammino si complica. Che tutto non sarebbe andato liscio del resto era previsto. Non lo era che a mettersi di traverso sarebbe stato il presidente dell’Assemblea di Palazzo Madama Pietro Grasso. Né che a ruota se ne sarebbero aggiunti altri anche all’interno dei democrat fino a costringere il premier a intervenire: «C’è massimo rispetto nei confronti di Grasso ma abbiamo preso un impegno nei confronti dei cittadini che hanno diritto al cambiamento». L’ex capo della Direzione nazionale antimafia non si è mosso di un millimetro, ha messo in guardia dai rischi che «indebolire la democrazia» affidando a un sola Camera il potere legislativo comporterebbe. «L’Italicum più la riforma del Senato nel senso di un monocameralismo di fatto», può rappresentare secondo Grasso «un rischio per la democrazia». Parole che hanno reso ancora più plateale il contrasto. «Capisco che lui debba difendere l’istituzione che oggi presiede - è il ragionamento del premier - ma il vero modo per difendere il Senato non è fare una battaglia conservatrice e tesa a mantenere lo status quo». Concetto al quale Grasso ha replicato a distanza osservando che la sua «non è una compagna conservatrice». Ospite di Lucia Annunziata, a “In mezz'ora”, su RaiTre, Grasso ha chiarito di non essere «un parruccone», anzi «sono il primo rottamatore del Senato, il primo che vuole eliminare questo “tipo” di Senato».
I PALETTI
Renzi non vuole rinunciare ai 3 “paletti” contenuti nel progetto di riforma: mai più voto di fiducia; mai più voto di bilancio e riduzione del numero dei senatori e delle indennità. Il nuovo Senato per il premier dovrà essere formato da non eletti, «la musica cambia».
La levata di scudi di Grasso non poteva non scatenare i commenti delle opposizioni e non dividere al suo interno il Pd. E ad una spaccatura ormai in corso ha fatto riferimento lo stesso presidente Grasso quando ha detto di voler «aiutare Renzi a non incontrare quegli ostacoli che potrebbero esserci». Un avvertimento, perché al Senato «i numeri rischiano di non esserci».
I SACRIFICI
E Renzi? L’ex sindaco di Firenze ha ribadito che non tornerà indietro: il ruolo del Senato sarà quello di vigilare su leggi costituzionali e trattati europei e sarà determinante nell’elezione del presidente della Repubblica «ma mai più bicameralismo perfetto». E ancora: «Lo so, queste cose creano polemiche e tensioni, ma il governo non molla», perché la strada per «ridare credibilità alle istituzioni e alla politica passa dal fare un po’ di sacrifici, altrimenti si continua così...».
Con una scelta di tempo che a molti non è sembrata del tutto casuale Mario Monti - in una lettera indirizzata al Corriere della Sera - ha invitato Renzi a ponderare bene le scelte e non essere precipitoso, perché compito del Senato è anche «rafforzare il controllo indipendente sull’operato del governo». Il capogruppo azzurro Brunetta mette il dito nella piaga per far emergere la spaccatura: «La durezza con la quale il presidente Grasso ha criticato la riforma del Senato apre una crisi istituzionale senza precedenti», dice. E Grilllo e Casaleggio sottoscrivono l’appello lanciato da Zagrebelsky e Rodotà per dire il loro “no” grillino alla «svolta autoritaria».