Iscriviti OnLine
 

Pescara, 24/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 04/04/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Autisti sfruttati e voti al Pdl: inchiesta sulla Di Nino trasporti. a Pratola Peligna 15 indagati. Le accuse della Polstrada: gli imprenditori taroccavano i dati dei tir

PRATOLA PELIGNA. Autisti costretti a sopportare turni di lavoro estenuanti per abbattere i costi dei trasporti; tachigrafi dai camion manomessi e dipendenti costretti a votare la figlia del titolare alle Provinciali del 2010. Una tempesta di accuse quella che si è abbattuta sulla Di Nino Trasporti, una delle aziende leader del territorio. Quindici persone indagate a vario titolo, tra cui i vertici dell’azienda, autisti, collaboratori e responsabili di ditte collegate. Oltre a Piero e Stefano Di Nino, titolari dell’azienda, sono finiti nel mirino della polstrada C.M., 31 anni, di Pratola Peligna, D.A.A. (43) di Pratola, L.N. (35) di Pratola, P.M. (58) di Trasacco, P.O.F. (32) di Scurcola Marsicana, A.M. (50) di Cerchio, S.A. (52) di Tocco da Casauria, S.V.G. (64) di Sulmona, C.A.M. (41) di Tocco da Casauria, T.C. (62) di Pratola, M.V. (53) di Tocco da Casauria, C.A. (51) di Sulmona, L.A. (56) di Pratola.
I reati contestati – ancora tutti da dimostrare – sono tanti e pesanti: estorsione, falso e truffa ai danni dello Stato, favoreggiamento personale e voto di scambio. L’inchiesta è stata chiusa nei giorni scorsi al termine di due anni di indagini, portate avanti dalla polizia stradale dell’Aquila, in collaborazione con gli agenti di Sulmona e Pratola, sotto la direzione del sostituto procuratore Aura Scarsella.
L’accusa di estorsione riguarda Piero e Stefano Di Nino e tre dipendenti. I cinque sono accusati di avere costretto gli autisti a turni di lavoro massacranti e all’utilizzo di cronotachigrafi manomessi su almeno 20 veicoli. L’alterazione di questi apparecchi (che registrano tempi di lavoro e di riposo) avveniva, secondo quanto sostenuto dalla Polstrada, attraverso l’utilizzo di un magnete che ne impediva il corretto funzionamento. In pratica, grazie all’alterazione di tale strumentazione, secondo le accuse i veicoli che risultavano fermi erano in realtà in movimento. Il tutto per aggirare le normative vigenti in materia di trasporto, per abbattere i costi e per essere più competitivi rispetto alla concorrenza, mettendo a repentaglio, sempre secondo le accuse, la sicurezza stradale e la salute dei lavoratori stessi. Ma le contestazioni per i titolari non finiscono qui: ci sono anche falso e truffa ai danni dello Stato, per avere indotto in errore gli organi della polizia stradale, al fine di eludere il pagamento di sanzioni amministrative, mentre sei autisti devono rispondere del reato di favoreggiamento personale. La bufera coinvolge i Di Nino anche a livello politico. Nel corso delle indagini sarebbe emerso che alcuni dipendenti e i loro familiari, durante le elezioni provinciali del 2010, sarebbero stati obbligati a votare per Antonella Di Nino, figlia di Piero (eletta col Pdl e attuale vicepresidente della giunta Del Corvo). In caso contrario avrebbero rischiato addirittura il posto di lavoro. Da precisare che la Di Nino non è indagata. L’azienda, che è tutelata dagli avvocati Vincenzo Margiotta, Antonio Larussa e dalla stessa Antonella Di Nino, respinge ogni accusa al mittente sostenendo che si è trattato di «una vendetta messa in atto da due dipendenti licenziati». Le accuse sono anche contro la Polstrada che avrebbe divulgato la vicenda quando ancora «è in regime di segreto istruttorio».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it