PESCARA Mentre il Nuovo centrodestra discute sull’appoggio alla ricandidatura di Gianni Chiodi alla presidenza della Regione (ieri la direzione regionale di Ncd è durata fino a tardi, ma l’alleanza con Forza Italia per le regionali sembra decisa), Chiodi si è finalmente accorto di aver perso un assessore. Ieri Angelo Di Paolo, titolare della delega al Ciclo idrico e ai Lavori pubblici, non si è presentato alla riunione di giunta. E Chiodi ha realizzato che forse sono verosimili le anticipazioni dei giornali sulla candidatura dell’assessore in una lista di sostegno al candidato del centrosinistra Luciano D’Alfonso. Anche se l’assessore non sembra aver presentato le dimissioni dal suo incarico. Come conferma lo stesso Chiodi in una nota: «Finora non è prevenuta alcuna comunicazione relativa alle sue dimissioni, nonostante le notizie di stampa rivelino la sua volontà di partecipare alla campagna elettorale con lo schieramento di centro sinistra. Ricordo che l'assessore percepisce emolumenti e usufruisce di una segreteria derivanti dal suo ruolo di componente dell'esecutivo di centrodestra. Se le notizie dei giornali corrispondessero a verità», aggiunge Chiodi, «la sua posizione configurerebbe una contraddittorietà che lede la correttezza istituzionale e la credibilità che ciascun politico dovrebbe avere. I cittadini abruzzesi hanno il diritto di sapere con quale identità l'assessore Di Paolo intenda procedere d'ora in avanti nel suo percorso politico e amministrativo». Parlerà oggi Di Paolo? Chi ha parlato è un altro discusso candidato in pectore, Giorgio D’Ambrosio, che ieri, prima della direzione del Pd sul varo delle liste, ha tenuto a far sapere di non aver alcuna intenzione di ritirarsi dalla corsa per un seggio in Regione. «Io non faccio passi indietro. Io rispetto il codice etico e nella mia storia ho sempre rispettato le coalizioni di centrosinistra», ha detto D’Ambrosio, «Se dovesse saltare la mia candidatura? Mi meraviglierebbe, ad un mese dalle elezioni... se me lo avessero detto prima avrei fatto le mie valutazioni. Alle polemiche di Sel e Idv ci sono rimasto male, specie ora che si parla di infarcitura delle liste di esponenti dell'ex centrodestra», puntualizza D'Ambrosio. «Ci siamo spesi con l'assessore Di Paolo, che ha accettato, e con la Stati e che facciamo, ci rimangiamo tutto? Sarebbe controproducente. Però su queste cose c'è sempre la sovranità del Pd che deve decidere e che deciderà in merito». Il Pd però ha deciso di non decidere. Ieri la direzione ha ratificato le liste delle province di Chieti e Teramo, parzialmente quelle dell'Aquila, dove si sta ancora lavorando sulla Valle Peligna (c’è qualche incertezza sulla candidatura di Andrea Gerosolimo), ma ha rinviato la decisione su Pescara, per la presenza di candidature definite «problematiche». In particolare quella di D’Ambrosio ritenuta «non opportuna» soprattutto all’indomani del clamore mediatico per l’inizio del processo sulla vicenda della discarica di Bussi e dell’inquinamento dei pozzi dell’acquedotto pescarese (D’Ambrosio è stato presidente dell’Aca). Non ci sarebbero invece problemi per la candidatura di Donato Di Matteo, ex assessore regionale della giunta Del Turco, anche lui discusso da una parte del Pd.