PESCARA Un po’ di nomi. Ieri sera la direzione regionale del Pd ha passato al setaccio le liste del partito per le elezioni regionali, circoscrizione per circoscrizione, e ha dato il placet a tutti o quasi i nomi proposti. A Teramo sarà Monticelli a guidare lo schieramento democrat, all’Aquila si giocheranno i posti in Consiglio regionale Pietrucci, D’Amico e Di Pangrazio, a Chieti andrà in scena una competizione mica da ridere con il segretario regionale Paolucci, il capogruppo all’Emiciclo D’Alessandro e poi Di Giannantonio e Molino, ma sarà niente in confronto alla disfida pescarese tra il ritornante Di Matteo, Balducci e le due ladies Allegrino e Sclocco, tutti pezzi forti per i pochi posti in palio.
Come detto, il placet è stato dato a quasi tutti, perchè qualcosa resta da definire, sia a Pescara che a Teramo. Su Pescara, soprattutto, aleggia il fantasma D’Ambrosio, ufficialmente escluso dalle liste Pd, ma tutt’altro che intenzionato a farsi da parte, tutt’altro che disponibile ad accettare un’estromissione suggerita, di fatto, dal suo passato alla guida dell’Aca ritornato burrascosamente d’attualità con l’esplodere della vicenda dei pozzi al veleno di Bussi. «Non rinuncio alla mia candidatura, non faccio passi indietro -è la posizione assunta dall’ex parlamentare- , specie ora che si parla di tanti esponenti dell’ex centrodestra nelle liste. Dobbiamo vincere e dobbiamo tapparci il naso, del resto ci siamo spesi con la Stati, con l’assessore Di Paolo, che ha accettato, e adesso ci dovremmo rimangiare tutto?».
L’ASSENZA DELL’ASSESSORE
A proposito di Di Paolo, ieri l’assessore non si è presentato alla seduta di giunta regionale. E il governatore Chiodi, prima della premiazione del prefetto Tronca, capo dipartimento dei vigili del fuoco, ha affondato il colpo: «Ho constatato l’assenza di Di Paolo, ma non ho ricevuto le sue dimissioni, nonostante giungano notizie di una sua candidatura nel centrosinistra. Ricordo che l’assessore percepisce emolumenti e usufruisce di una segreteria perchè componente dell’esecutivo di centrodestra. Se le notizie corrispondessero a verità, la sua posizione sarebbe contraddittoria e lederebbe la correttezza istituzionale e la credibilità che ciascun politico dovrebbe avere».
Insomma, tira un’aria frizzante attorno ai transfughi del centrodestra che cercano alloggio nelle liste legate a D’Alfonso. Non a caso anche ieri gli alleati nella coalizione di centrosinistra che sostiene la candidatura a governatore dell’ex sindaco di Pescara, specie Sel, Idv e Pdci, sono tornati a battere sul tasto dell’inopportunità di caricare a bordo gente dello schieramento avverso. Ma D’Alfonso non se ne dà per inteso e tira dritto per la sua strada in nome della ricerca di altri territori di caccia elettorale. Motivazione insufficiente per gli alleati, che almeno su alcuni nomi, l’ultimo quello del peligno Gerosolimo, non intendono mollare e «tapparsi il naso», secondo la definizione di D’Ambrosio.
ACERBO E DI PIETRO
Su D’Alfonso e sulla sua pesca a centrodestra, oltre che sul ritorno al futuro di politici di centrosinistra in quiescenza, sgancia commenti pepati il candidato governatore di Rifondazione comunista, Acerbo, rimasto solo a sinistra dopo l’ingresso del Pdci nella coalizione del Luciano rampante. Acerbo accomuna nell’incandidabilità i transfughi ex-Pdl e dintorni, i quiescenti ritornanti e D’Alfonso stesso. E proprio su D’Alfonso e le sue vicende giudiziarie è stato chiesto, ieri a Vasto dove è riapparso alle folle, un parere al leader Idv ed ex-magistrato Di Pietro. La risposta: «Nella coalizione di centrosinistra i cittadini hanno scelto con le primarie da chi devono essere rappresentati. Abbiamo partecipato alle primarie con Mascitelli, competente, capace e dalle mani pulite. I cittadini hanno scelto D’Alfonso, ne prendiamo atto e rispettiamo il loro voto».