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Pescara, 24/11/2024
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Data: 08/04/2014
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
D’Alfonso: «Se condannato, niente dimissioni. Aspetterò la Cassazione». Preso nel punto debole accusa il colpo e poi cerca la risalita a effetto

PESCARA Qualora venga eletto presidente della Regione, in caso di condanna per corruzione nel secondo grado del processo Housework, Luciano D’Alfonso non rassegnerà le proprie dimissioni. È lo stesso candidato del centrosinistra a spiegare: «Sono certo che verrò assolto anche in appello, ma se così non fosse, ricorrerei in Cassazione e continuerei a governare». Una dichiarazione resa in diretta streaming, nel corso di un incontro con il leader di Abruzzo Civico, Giulio Borrelli. Un faccia a faccia multimediale, con tecniche mutuate dai grillini, che Abruzzo Civico ha organizzato per sondare la possibilità di stringere alleanze in vista del 25 maggio. Borrelli, nei prossimi giorni, incontrerà anche il candidato del centrodestra Gianni Chiodi, mentre l’aspirante governatrice del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi, ha declinato l’invito. L’ex direttore del Tg1 incalza D’Alfonso su alcuni dei nodi più spinosi e il confronto riserva scintille. «Non siamo qui per chiedere assessorati – mette subito in chiaro il leader di Abruzzo Civico - ma per parlare delle cose da fare». L’avvio è conciliante, con i due interlocutori che espongono i rispettivi punti di vista in materia di costi della politica, trasporti, sviluppo, sanità e ricostruzione all’Aquila. Messo alle strette da Borrelli, D’Alfonso si dice «d’accordo a tagliare i rimborsi dei gruppi consiliari e favorevole alla fusione delle tre aziende del trasporto pubblico locale». In materia di sviluppo, l’esponente del Pd elude alcune proposte di Abruzzo Civico, come la riduzione delle tasse e l’istituzione di un fondo riservato all’imprenditoria giovanile. «Occorre favorire la crescita – si limita a spiegare D’Alfonso - semplificando la macchina amministrativa, dando vita a pacchetti formativi e promuovendo l’elemento territoriale». Poi, prendendo spunto da una domanda sulla manutenzione delle strade, l’ex sindaco di Pescara prova a gettare l’amo: «Da questa domanda ho capito che ci alleeremo». «Noi però andiamo a piedi, non con il camion», smorza gli entusiasmi Borrelli. Quindi la controreplica: «Il camion è capace di accoglienza». Uno scambio di battute che fa da preludio alle domande più scomode, sui guai giudiziari di D’Alfonso e sulla sua campagna acquisti in casa del centrodestra. Dopo aver provato a svicolare («Sono stato assolto 53 volte, pur avendo adottato 2 mila decisioni»), D’Alfonso finisce con le spalle al muro. «Va bene – tiene la barra dritta Borrelli - ma mi dica cosa farà in caso di condanna nel processo Housework».«Ricorrerò in Cassazione – perde il sorriso il candidato del centrosinistra – e continuerò a governare». Le sicurezze vengono meno, ma D’Alfonso tiene botta: «Non credo che la presenza nelle liste di un paio persone provenienti dal centrodestra, che peraltro non ho nominato in un listino, ma si sottoporranno al voto popolare, disorienteranno gli elettori». Dopo un’ora esatta di confronto, è il momento dei saluti. D’Alfonso, però, ha accusato il colpo e non riesce a fare a meno di tornare su uno degli argomenti più sensibili. «Le auguro di non organizzare mai un bus per una gita scolastica e di ritrovarsi indagato», è la punzecchiatura riservata a Borrelli. Il leader di Abruzzo Civico non si scompone: «Ho viaggiato in aereo e mi sono anche attivato per istituire un volo tra Pescara e New York, che peraltro andrebbe ripristinato. Eppure, non sono mai stato indagato».

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