PESCARA Giallo sulla data delle dimissioni di Angelo Di Paolo, l'assessore regionale della Giunta Chiodi che si è sfilato dal centrodestra per sostenere con una propria lista il candidato presidente del centrosinistra Luciano D'Alfonso. Di Paolo, marsicano di Canistro, è stato per cinque anni nella squadra di Chiodi con delega a lavori pubblici, servizio idrico integrato, gestione integrata dei bacini idrografici e difesa del suolo. La notizia del suo cambio di casacca ha fatto rumore a tutti i livelli ed è fresco l'attacco portatogli da Chiodi che lo ha accusato «di continuare a percepire l'indennità da assessore e di usufruire di una segreteria come componente di una Giunta di centrodestra». Di Paolo non ha ancora replicato, risulta comunque che abbia rassegnato le dimissioni lunedì 7 aprile, anche se Gianfranco Giuliante, suo collega nell'Esecutivo regionale afferma che «ancora ieri Di Paolo non aveva protocollato le dimissioni». Il giallo continua e continuano pure le polemiche perché la mossa dell'assessore conferma le anticipazioni sulla sua candidatura in una lista di appoggio a D'Alfonso. Per Chiodi, il giudizio è già sancito: «Se le anticipazioni dei giornali corrispondessero al vero, la posizione di Di Paolo si configurerebbe in aperta contraddizione al percorso amministrativo fin qui seguito e sarebbe lesiva della correttezza istituzionale e della credibilità che ciascun politico dovrebbe avere». Gli strali su Di Paolo non finiscono qui, gli ultimi della serie sono comparsi su Facebook. Un suo collega di Giunta come Carlo Masci ha trovato una spiegazione fra il sarcastico e il pungente: «Se vince il Pd alla Regione acqua minerale per tutti...», è la stoccata che allude alla città natale dell'assessore, Canistro dove ha sede lo stabilimento dell'acqua minerale Santa Croce, e riferendosi anche al partito dell'acqua targato Pd per un decennio. «Lo dicono D'Alfonso, D'Ambrosio e Di Matteo! - incalza Masci - Ora capisco perché l'assessore Di Paolo ha lasciato in corsa Chiodi e si candiderà con D'Alfonso». L'antica tradizione della transumanza, trasferita alla politica, «è un fenomeno che ho sempre combattuto - ha aggiunto Masci - tant'è che a livello comunale mi sono voluto dimettere per protesta contro coloro che hanno iniziato la consiliatura da una parte e l'hanno conclusa dall'altra». A Pescara sono stati ben 11 i «transumanti» di cui parla Masci che peraltro è sicuro di una cosa: «Alla lunga io credo che tutto questo si ritorcerà contro gli stessi protagonisti». E sempre su Facebook sono fioccati i commenti su Di Paolo, alcuni al vetriolo, altri più ironici come quello che recita: «D'ora in poi non berrò più acqua Santa Croce». Dalla Regione al Comune di Pescara, Carlo Masci non ha molti motivi per fare salti di gioia. Si sbilancia a favore del ticket Mascia-Testa per trovare una chimera chiamata unità. «È la soluzione più giusta e intelligente che si possa trovare», afferma mentre incontra e abbraccia il sindaco Mascia: «Si è perso troppo tempo e si sono inaspriti i rapporti personali, per cui lo scontro fratricida sembra inevitabile. Ma io mi appello agli uomini di buon senso delle nostre file, se ancora ce ne sono. Basta egoismi e lotte di piccolo cabotaggio, basta un pizzico di lungimiranza». Che per Masci significa un ticket con Mascia candidato sindaco e Testa che fa il vice, non il vincente.