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Data: 10/04/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Funzionari pubblici, spunta il prelievo oltre 90 mila euro. Possibile salasso del 6% che salirebbe al 18% sugli stipendi oltre 180 mila euro

ROMA Per i funzionari della Pubblica amministrazione le cattive notizie sembrano non finire mai. Il decreto legge sull'Irpef, in arrivo la prossima settimana, potrebbe contenere un'altra sorpresa amara per quel che concerne i compensi versati al personale della Pa. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che durante la conferenza stampa di martedì sera dedicata al Def ha annunciato di voler porre un tetto ai salari dei manager pubblici, operazione dalla quale conta di ricavare circa 400 milioni di euro, starebbe pensando a un'ulteriore sforbiciata alle retribuzioni sotto bersaglio.
Due le ipotesi all'esame di Palazzo Chigi. La prima consisterebbe nel ricalcare lo schema dei prelievi sulle pensioni d'oro, con aliquote del 6 per cento per gli importi superiori a 90mila euro lordi e del 18 per cento per quelli che oltrepassano il muro dei 180mila euro. La seconda invece si baserebbe su tagli progressivi a partire dagli stipendi sopra quota 70mila euro lordi l'anno. Tagli che, in quest'ultimo caso, porterebbero nelle casse del Paese circa un miliardo e mezzo di euro. Somma che andrebbe ad aggiungersi ai circa 400 milioni previsti in entrata grazie all'introduzione del nuovo limite massimo destinato alle buste paga dei manager dello Stato.
I NUMERI
L'idea dei tagli progressivi non è nuova. Il premier avrebbe ripescato una proposta di legge presentata nelle scorse settimane dal presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, ex consigliere economico di Enrico Letta, nella quale sono previsti tagli progressivi, modello Irpef, sui compensi che sforano i 70mila euro lordi. Più nel dettaglio, la proposta di legge di Boccia auspica una riduzione compresa tra il 20 e il 40 per cento a seconda delle dimensioni del reddito da snellire: per la parte eccedente gli importi pari a 70mila euro annui lordi l'aliquota individuata dal presidente della commissione Bilancio di Montecitorio ammonta al 20 per cento, e sale fino al quaranta per cento quando i compensi superano i 180mila euro lordi.
La sforbiciata alla quale starebbe pensando Palazzo Chigi riguarderebbe circa il 7 per cento dei funzionari pubblici. Analizzando le rilevazioni della Ragioneria dello Stato, aggiornate al 2012, è possibile stimare che la manovra andrebbe a colpire circa 120mila funzionari. Che, in media, guadagnano oggi poco più di 97mila euro lordi l'anno. Allo Stato, sempre sulla base dei dati in possesso della Rgs guidata da Daniele Franco, costerebbero oltre 15 miliardi di euro.
Il Governo punterebbe a incassare in tutto due miliardi di euro. La metà, o poco meno, verrebbe utilizzata per garantire il turnover della Pubblica amministrazione ed effettuare nuove assunzioni. Tuttavia, per il momento si tratta soltanto di un ipotesi. Ma se l'ulteriore taglio dovesse concretizzarsi, il tetto annunciato da Renzi agli stipendi dei manager pubblici, pari a 239.181 euro lordi l'anno, corrispondenti a quanto guadagna il Presidente della Repubblica, apparirebbe allora come un semplice antipasto.

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