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Data: 11/04/2014
Testata giornalistica: Il Tempo
La crisi dell'Atac - Improta spiazza i sindacati: 323 esuberi. L’assessore esclude licenziamenti ma l’azienda ha attivato la legge 223. Cisl, Uil e Cgil furiosi

Atac taglia 323 dipendenti, fra quadri e impiegati semplici. Ed ora i sindacati sono in grande fibrillazione, avendo appreso la notizia "a cose fatte” e manifestando la necessità di «chiarimenti». Anche se l’assessore alla Mobilità, Guido Improta, ha subito assicurato che le persone interessante dal provvedimento «non verranno licenziate» ma, possibilmente, «reimpiegate nella mansione di verificatori (controllori, ndr)».

Sono partite ieri mattina le lettere che sanciscono i primi «esuberi» in seno alla municipalizzata capitolina dei trasporti. Nel dettaglio, Atac ha escluso 312 lavoratori, Atac Patrimonio 8 e Ogr 3 (su un totale di 203 quadri e 1217 amministrativi), comunicando l'intenzione di «avviare la procedura di gestione delle eccedenze». Formalmente, però, la procedura è stata aperta ai sensi della legge 223/91, art. 4, che prevede testualmente «la facoltà di avviare la procedura di licenziamento collettivo» qualora si ritenga «di non essere in grado di garantire il reimpiego a tutti i lavoratori sospesi e di non poter ricorrere a misure alternative». Un punto importante questo, che mette in allarme il personale interessato e non solo. Nelle motivazioni del provvedimento, infatti, si legge di una «indifferibile necessità di procedere all’immediata riduzione dei costi di gestione» dovuta alla «grave situazione economico-finanziaria che ha investito la società negli ultimi quattro anni». Non solo, in un comunicato successivo, Atac afferma che «la procedura in questione permette anche di valutare l’accesso a forme di flessibilità dei rapporti di lavoro altrimenti precluse», aprendo dunque alla ridiscussione dei livelli occupazionali.

La notizia era stata anticipata in mattinata da Improta. «Non vogliamo licenziare nessuno», ha spiegato l’assessore ad un’emittente romana, utilizzando sempre il termine «mobilità» al posto di «esuberi». «Il decreto Salva Roma - ha continuato - prefigura anche una mobilità interaziendale (riferito all’art. 16 del decreto in corso di approvazione parlamentare, che prevede il ricollocamento nell’ambito delle attività di Roma Capitale, ndr). A me, però, piacerebbe che queste persone accettassero di cambiare lavoro rimanendo comunque in Atac, perché abbiamo bisogno di maggiore controllo sui bus e vigilanza nelle stazioni della metro».

In fibrillazione, come detto, il mondo sindacale. Tutte le sigle, infatti, hanno ammesso di aver appreso «dalla stampa» la notizia. «Non è un metodo che condividiamo – afferma il segretario regionale della Filt Cgil, Alessandro Capitani – I lavoratori non possono pagare la cattiva gestione degli anni passati. Bisogna prima tagliare dirigenti, acquisti e appalti. Quelle lettere non valgono niente se non viene prima aperto un tavolo sindacale». Sulla stessa linea la Fit Cisl: «Siamo coscienti della necessità di dimagrimento, ma non si parli di esuberi. I livelli occupazionali vanno mantenuti», afferma il segretario Gianluca Donati. La Ugl, con Valentina Iori, chiede «come sono state individuate le persone da tagliare? Con quali criteri? Un’azienda di 12mila dipendenti non può informare i sindacati a cose fatte». La bordata la lancia Pierpaolo Bombardieri, segretario regionale Uil: «Credo che in Campidoglio regni la confusione. Non c’è un quadro d’insieme, ognuno s’improvvisa e va per conto suo. Qual è il piano di Marino? Soprattutto: Marino ha un piano?»

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