PESCARA Botta e risposta tra il presidente di Forza Italia, Nazario Pagano, e il candidato governatore del centrosinistra, Luciano D’Alfonso (foto). A Pagano che aveva dichiarato «in caso di condanna in appello, D'Alfonso non dovrà dimettersi: sarà il presidente del Consiglio a sospenderlo per diciotto mesi, come da legge Severino per le sentenze di condanna non definitive», D’Alfonso replica: «In tutti i procedimenti in cui ho risposto della correttezza del mio operato di amministratore, ho mostrato pieno rispetto delle procedure e del processo, difendendomi sempre in esso e trovandovi l'occasione di mostrare la mia innocenza, come confermato dalle numerose assoluzioni. Vedo che molto rumore si produce rispetto a una mia risposta data nel colloquio con Giulio Borrelli, ma in nessun passaggio ho usato l'espressione "non mi dimetterò". Mi sono limitato a richiamare un pacifico diritto di ogni cittadino, quello di ottenere l'accertamento della verità anche nei successivi gradi previsti dall'ordinamento. Naturalmente valgono per me le leggi che valgono per gli altri, legge Severino in testa. Non sono tipo da leggi ad personam, ricordo semmai che tra 2004 e 2005 fu confezionata al mio indirizzo una legge contra personam. Personalmente, col conforto del parere dei legali, ritengo che il ricorso in appello non abbia motivi tali da poter superare la piena assoluzione che ha disposto il tribunale. Ma aspetto il giudizio che sarà disposto dalla corte d’appello, alla cui autorità mi rimetto. Ricordo però che un ricorso in appello non ha il valore di un rinvio a giudizio: è la richiesta di una parte che non ha l'avvallo di un giudice terzo. Queste sono le regole del gioco, e le rispetto non da oggi. La ragione ultima del consenso che ho sempre conseguito risiede nel fatto che non mi sono occupato mai di polemiche individuali, ma delle questioni reali delle persone e delle collettività».
MASCITELLI E MARCOZZI
Intanto Alfonso Mascitelli, coordinatore regionale Idv, replica a Sara Marcozzi, candidato governatore del M5S: «Ho grande rispetto per i cittadini che votano M5S e per i loro rappresentanti eletti. Non posso dire la stessa cosa per dichiarazioni copia-incolla di altre campagne elettorali. La Marcozzi non l’abbiamo mai vista quando noi dell’Idv raccoglievamo firme sui referendum contro le leggi vergogna, contro il nucleare, per la difesa dell’acqua pubblica o davanti ai cancelli delle fabbriche contro la riforma Fornero. E’ così giovane che non ricorda che gli eletti dell’Idv autenticavano le firme per consentire alle liste del M5S di presentarsi alle competizioni elettorali. Posso tranquillizzarla, non ci sarà nessun patto con il diavolo».