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Data: 11/04/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Formigoni, sequestrati beni per 49 milioni. Quella villa a Porto Cervo con 13 stanze e piscina

ROMA Viaggi di lusso, imbarcazioni, cene, una villa in Costa Smeralda. Sono le tangenti sotto forma di ”altre utilità” per le quali il prossimo 6 maggio l’ex governatore della Lombardia Roberto Formigoni, ora senatore Ncd, andrà a processo con l’accusa di associazione a delinquere trasnazionale e corruzione, assieme ad altre nove persone, per aver favorito rimborsi sanitari milionari alle Fondazioni Maugeri e San Raffaele. Per quelle regalie, ieri il gip di Milano Paolo Guidi ha deciso che i beni del ”Celeste” - la famosa villa ad Arzachena, conti correnti, proprietà immobiliari a Lecco e Sanremo, tre automobili - devono essere sottoposti a un sequestro preventivo per un equivalente di circa 50 milioni di euro (per l’esattezza 49.883.208). Il sequestro ha risparmiato il conto su cui Formigoni percepisce lo stipendio da parlamentare. «Tranquillizzo tutti, non ho mai posseduto nemmeno la centesima parte di 49 milioni di euro», è stata l’immediata reazione dell’ex governatore. Ma in caso di condanna definitiva, quei beni saranno confiscati. Assieme ad altrettanti su cui la Guardia di Finanza, sempre ieri, ha posto preventivamente i ’sigilli’. Si tratta di beni per 49 milioni che si presumono nella disponibilità di Alberto Perego, amico e coinquilino di Formigoni nella comunità Memores Domini, e di 39 milioni (a testa) del ”facilitatore” Pierangelo Daccò, dell’ex assessore regionale Antonio Simone e dell’ex direttore amministrativo Maugeri Costantino Passerino.
I SOLDI

Formigoni smentice di aver mai posseduto una casa in Sardegna. E precisa: «su uno dei miei due conti correnti figura un attivo di 18 euro e 20 centesimi, sull'altro un passivo di 75mila euro. Le mie tre auto sono: una Alfa Mito del 2012 per uso personale, una Panda del 2009 e una Multipla del 2008 in dotazione ai miei collaborato. Le mie proprietà immobiliari sono: un micro appartamento nella periferia di Sanremo di 36 metri quadrati e tre appartamenti in Lecco di 400 metri quadrati complessivi, che sono stati ereditati dai miei genitori». Sempre per la stessa vicenda, già nei mesi scorsi erano stati eseguiti sequestri per un valore di circa 53 milioni di euro a carico di Daccò, Simone e Passerino. Tra meno di un mese saranno tutti a processo.

Quella villa a Porto Cervo con 13 stanze e piscina

ROMA Vista mozzafiato su Cala di Volpe, tredici stanze, piscina e tanto verde. E’ stata costruita a «Li Liccioli» nel comune di Arzachena, la villa di Roberto Formigoni da ieri sotto sequestro. Rientra nel conto di 49milioni 883mila 208 euro, soldi che l’ex governatore della Lombardia, oggi senatore del nuovo centrodestra, e il suo amico Alberto Perego avrebbero ricevuto dalle Fondazioni Maugeri e San Raffaele. Barche, vacanze, denaro in cambio di centinaia di milioni di euro versati negli anni dall’amministrazione. Il calcolo reale era di 61 milioni e mezzo, ma la legge prevede il sequestro ”per equivalente” dal 2006, così, soltanto a partire da quell’anno, possono essere calcolati i benefici ottenuti da Formigoni e dal suo amico. Il decreto di sequestro del gip di Milano Paolo Guidi ripropone tutte le contestazioni, parla di un ”tesoretto”, custodito dal faccendiere Pierangelo Daccò e dall’ex assessore Antonio Simone, messo a disposizione di Formigoni. Ma precisa soprattutto che l’ex governatore non è stato in grado di difendersi.
DIFESA INESISTENTE
Scrive il gip nel decreto: «Formigoni e Perego, nei cui confronti il provvedimento di sequestro preventivo non era stato sinora adottato, non hanno prodotto indagini difensive o indicato fonti di prova o dati indiziari che portino a una lettura di segno opposto o anche solo diverso, limitandosi a una diversa lettura dei fatti che dovrà essere valutata nella sede naturale; in particolare Formigoni non ha contestato il fatto materiale di avere ricevuto tutta una serie di utilità da Daccò e Simone, riportate nelle imputazioni, e cioè di aver goduto dell’integrale pagamento di costose vacanze, di avere fatto uso asseme al Perego (previa stipula di contratti di noleggio mai pagati) di imbarcazioni di alto bordo, e molto altro; il tutto da parte di soggetti cui Formigoni era strettamente legato nella gestione della sanità lombarda, limitandosi a sostenere che si trattava di somme e utilità erogate per mera stima e amicizia».
LA VILLA
La villa, valutata intorno ai 5 milioni di euro, era stata ceduta per tre proprio da Daccò. Scrive il gip: «Formigoni risulta aver fatto pervenire a titolo di mutuo la somma di un milione di euro a Perego, al fine di acquistare la villa del Golf in Sardegna, senza aver mai dato giustificazione della provenienza di tale somma e, parimenti, ha avuto la disponibilità di ingenti somme di denaro in contante non giustificate dai suoi legittimi introiti (che non venivano intaccati da alcuna spesa)». Agli atti ci sono i documenti del maggio 2011 per la vendita. Formigoni e Perego avrebbero goduto insieme dell’uso della villa come del resto negli anni precedenti «senza mai pagare alcuna somma a titolo di canone di locazione». Gli accordi prevedevano che «l’immobile venisse ceduto a Perego dalla società Limes srl riconducibile a Daccò e rappresentata dalla figlia Erika, peraltro a un prezzo che il pm ha ricostruito come significativamente inferiore al prezzo di mercato».
IL TESORETTO
Si legge ancora nel decreto: «I flussi monetari dalle Regioni alle fondazioni per centinaia di milioni di euro (ulteriori rispetto ai rimborsi dei cosiddetti Raggruppamenti omogenei di diagnosi e concernenti funzioni non tariffabili), e quelli dalle fondazioni a Daccò e Simone, per decine di milioni di euro, non sono stati nel corso dell’udienza preliminare oggetto di contestazione; i costi sostenuti da Daccò e Simone per procurare a Formigoni vantaggi e utilità economiche, provenienti dalle somme drenate dalle fondazioni, sono ampiamente documentati e ripercorribili». Molto arrivava dalla Mtb, società austriaca di Daccò, «per anni collettore delle somme che fuoriuscivano periodicamente da fondazione Maugeri in correlazione con gli imponenti finanziamenti regionali che puntualmente pervenivano». Daccò e Simone «venivano ad essere gestori di un tesoretto (decine di milioni di euro) che in parte, negli anni, veniva messo a disposizione del presidente Formigoni e del suo entourage, in relazione per spese per ville, imbarcazioni di alto bordo, lussuose vacanze, cene, appuntamenti elettorali».

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