Def, il fronte degli scontenti: banche, sindacati e medici. Delrio: Tasi non mangia il bonus. Renzi all’Abi: tagliate ai manager
ROMA Protestano le banche, che davanti al rischio di vedersi raddoppiare le tasse chiedono «una tregua fiscale»: «Abbiamo già pagato» rivendica l’Abi. Protestano i sindacati della pubblica amministrazione, che respingono come «aberrrante» l’ipotesi di un nuovo congelamento al 2020 dei contratti degli statali, fermi dal 2009-2010: «Il governo trovi le risorse per il pubblico impiego» chiedono Cgil, Cisl e Uil, denunciando una perdita media, negli ultimi cinque anni, di 250 euro mensili. Protestano i medici e i dirigenti medici, che definiscono «inaccettabili» ulteriori tagli alle retribuzioni. Il primo effetto del Def, il documento di programmazione economica e finanziaria approvato martedì in Consiglio dei ministri, è una cascata di polemiche, mentre il governo continua a ribadire la bontà delle sue scelte. È sera quando il premier prende la parola al Tg3 con l’intenzione di rimettere tutti in riga, a partire dalle banche: «Le banche se vogliono risparmiare possono stare più attente ai super-stipendi degli amministratori delegati. Nel momento in cui dal primo maggio un cittadino che investe in Borsa paga il 26%, è naturale che le banche paghino quanto loro, e non il 12,5%. Tutto si può dire, tranne che in questi anni siano state svantaggiate». E a chi continua a dubitare che il taglio del cuneo fiscale riesca a sopravvivere in un’economia asfittica, replica: «Ai profeti di sventure dico che il taglio (80 euro sotto i 25mila euro) sarà confermato nei prossimi anni». Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, a Washington per partecipare alle riunioni dell’Fmi, è ottimista: «L’Italia ha uno dei sistemi fiscali più sostenibili tra le economie avanzate» assicura, sottolineando che «il debito è alto, ma scenderà presto», con risultati «visibili in 2-3 anni» e che le misure contenute nel Def daranno «più soldi a famiglie e imprese». Il piano del governo prevede per il 2015 una manovra di consolidamento «interamente finanziata da riduzioni di spesa» pari a 0,3 punti percentuali di Pil, 4,9 miliardi, con l’obiettivo di ridurre il deficit strutturale. Misure aggiuntive, ma non quantificate, sono previste anche per il 2016, mentre una stima confortante riguarda il reale risparmio nella spesa per interessi: sarà di 3,5 miliardi nel 2014, di 6,7 miliardi nel 2015. Il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio assicura che il rischio che il bonus sia “mangiato” dall’aumento della Tasi «non c’è»: a regime «sarà una tassa più equilibrata» dice, annunciando che l’estensione del bonus agli incapienti «dovrebbe essere contemporanea al pagamento degli 80 euro in busta paga». Ma c’è chi non si fida. «Carte molto confuse, ho paura che sia una partita di giro» fa il segretario Cisl Raffaele Bonanni. «L’unico intervento di stimolo all’economia è la restituzione fiscale» dice Susanna Camusso, leader della Cgil, mentre il segretario Fiom Maurizio Landini chiede che gli 80 euro siano dati anche a pensionati e precari e il M5S il bonus denuncia: il bonus sarà eroso dall’abolizione delle detrazioni per il coniuge a carico. Renato Brunetta, Forza Italia, accusa Renzi di aver fatto un «trucco», con le tasse che resteranno «inalterate o aumenteranno» per la maggioranza dei cittadini: «Nascondere la verità – dice – Il deficit strutturale previsto nel 2014 è a -0,6%, quindi non ci sarà il pareggio di bilancio previsto dalla Costituzione»