ROMA La grana Malpensa irrompe nell’affare Alitalia-Etihad. In attesa della lettera di intenti con la quale, forse a metà settimana, Abu Dhabi formalizzerà l’offerta per l’ingresso nella compagnia italiana, si surriscalda il clima politico. È la Lega ad alzare la voce spiegando che, se venissero liberalizzati i voli su Linate, come si ipotizza quale condizione posta da Etihad, il Carroccio si metterebbe di traverso. «In questo modo – ha tuonano ieri Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia – si salva il carrozzone Alitalia sacrificando Malpensa e questo a noi non va bene». Un monito al quale il governatore della Lega ha fatto seguire un avvertimento. «Se questo dovesse accadere – ha ammonito l’ex ministro dell’Interno - reagiremo perché non possiamo accettare che un investimento così importante finisca nel nulla». La reazione immediata è la sospensione delle trattative per l’ingresso della Regione in Sea. Ipotesi alla quale ha replicato il sindaco di Milano, Pisapia: «Saremo noi come Comune insieme alla società a difendere Linate e Malpensa».
I timori di Maroni, in effetti, appaiono fondati. Nel corso dei negoziati, la compagnia emiratina (che dovrebbe rilevare il 45% di Alitalia entro maggio) ha manifestato l’intenzione di potenziare la vocazione cargo di Malpensa valorizzando invece Linate (in arrivo più collegamenti con città europee non capitali) e soprattutto Fiumicino che diventerebbero gli hub riferimento in chiave passeggeri. Lo scalo romano, in particolare, sarebbe al centro di un articolato progetto che, sul fronte infrastrutturale, prevede il collegamento con l’alta velocità.
IL NUOVO TAVOLO
Il piano di Etihad (già presentato sia al premier Renzi che al ministro dei Trasporti Lupi) è ormai pronto e ha già ottenuto il via libera del governo. Abu Dhabi sarebbe pronta a sborsare una cifra complessiva di 500 milioni (di cui 300 sotto forma di aumento di capitale aperto anche ai soci attuali e 200 per gli investimenti) ma chiede alle banche (tra le quali ci sono anche gli azionisti Intesa Sanpaolo e Unicredit ) un forte sacrificio sui crediti. In particolare, chi acquista vorrebbe che dei 549 milioni di esposizione, ben 400 venissero cancellati (con la formula del write off ) o convertiti in strumenti ibridi non partecipativi. Quanto al resto dei crediti, si sta lavorando ad una estensione delle scadenze attualmente fissate per la fine del 2015.
Altro tema molto delicato è quello degli esuberi: Etihad ne chiederebbe circa 3 mila coinvolgendo parte o tutti gli esuberi dell'accordo del 14 febbraio (1.437 con cassa integrazione a rotazione nel personale di terra e 800 contratti di solidarietà nel personale di volo) oltre ai circa 900 già in cassa integrazione a zero ore volontaria. Un passaggio ritenuto indispensabile per raggiungere il break even per il 2017. Una richiesta che con ogni probabilità incontrerà il dissenso dei sindacati, che già nell'ultima trattativa hanno costretto Alitalia a fare marcia indietro sulla cassa integrazione a zero ore. Da parte di Palazzo Chigi ci sarebbe l'impegno a sostenere il problema degli esuberi con ammortizzatori sociali. A questo proposito il ministro Lupi oggi incontrerà i sindacati per discutere della questione.