ROMA Se anche il “portavoce storico” chiude la porta, lascia Forza Italia e passa al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano vuol dire che per il Cavaliere si è aperta una crepa nella crepa. Una defezione imprevista al centro di quello che un tempo era il cerchio magico: Paolo Bonaiuti. Decisione «difficile e sofferta», a lungo rinviata, ma pienamente motivata da tempo, «da divergenze politiche e da incomprensioni personali che si sono approfondite nell'ultimo anno», si legge nelle poche righe del suo congedo. E il commiato del fedelissimo, assimilato alla guardia pretoriana del Cav tiene banco all’assemblea costituente del Ncd dove ogni nuovo trolley che varca l’ingresso viene accolto con una personale silenziosa ovazione.
LA CARICA DEI 4MILA
Nell’immenso padiglione della Nuova Fiera, sindaci, assessori consiglieri regionali, vanno e vengono incrociandosi dai rispettivi tapis roulant. Fino a ieri erano pianeti dispersi, a volte procedevano in direzione ostinata e contraria. Ora si abbracciano, si salutano, si ritrovano con l’aria di chi è scampato a un naufragio personale. E sono tanti, almeno 4 mila quelli che hanno un seggio comunale o uno scranno da consigliere regionale che li aspetta e hanno gettato l’ancora nel nuovo approdo, la «cosa moderata» di Alfano. Il leader che ieri e oggi ha accolto loro e domani accoglierà a braccia aperte lo storico portavoce, probabile nuovo responsabile della Comunicazione.
In questo clima gli strali che Giovanni Toti lancia da lontano arrivano attutiti come un tempo gli scud di Saddam ma fanno male. Le allusioni ai Cicchitto, Schifani, Formigoni, Sacconi che seduti in prima fila sarebbero «il nuovo che avanza». Certe frecciate ironiche «quando penso che stavano in Parlamento quando facevo la prima elementare mi viene lo sgomento e penso ”siamo su Scherzi a parte”») sono ponti che saltano e lasciano macerie. Alfano non replica neanche a distanza. Dice: «Conquisteremo tutto il campo di destra con il coraggio e la forza delle nostre idee», e quasi si commuove salutando gli 8.300 delegati che rappresentano 120 mila iscritti spalmati in 12 mila circoli. È l’inizio di una nuova vita, «non faremo la fine di Fli, non ripeteremo gli errori di Fini, questa è una unione che si fa dal basso, non dall’alto», si ripetono tra loro i delegati.
IO C’ERO
Alfano, eletto presidente, mette in guardia dalla rassegnazione, «il nostro vero avversario». Sa che «le europee saranno un banco di prova importantissimo». Si rivolge a chi gli rimproverava di non avere gli attributi, «chi pensava che non fosse altra strada per i moderati, invece quella strada c’è, è in salita ma noi la percorreremo insieme per il bene dell’Italia. E non vogliamo i voti dei mafiosi».
Per dare solennità al momento i delegati prima di tornarsene a casa lasciano le loro foto in stile Polaroid sulle pareti. Come dire «io c’ero». Barbara Saltamartini balla sul palco con Alfano sotto gli occhi di Nunzia De Girolamo, Roberta Angelilli e Andrea Augello. Il sipario è già calato quando li raggiunge Giuseppe Scopelliti, l’ex presidente dimissionario della Regione Calabria. Doveva correre per le Europee ma dopo la condanna a 6 anni in primo grado si fermerà un giro.
Bonaiuti: «Emarginato dal cerchio magico la macchina del fango contro di me»
ROMA «Quando vedi come ti trattano i giornali che dovrebbero esserti vicini, capisci che non è più tempo di riflettere». Paolo Bonaiuti, giornalista, senatore e per diciotto anni portavoce di Silvio Berlusconi, racconta le ultime fasi dell’addio a Forza Italia.
Lascia Berlusconi, ma perché andare con Alfano con il quale ha sempre avuto rapporti difficili e non le ha mai perdonato la battuta sul ”quid” dell’allora premier?
«Che c’entra! Qui c’è un problema di linea politica. Dentro Forza Italia è sparita l’area riformista e moderata e lo dico io che sono un ex socialista».
Quindi è contento perché si ritroverà con Sacconi e Cicchitto e non con Brunetta?
«Ma non si può fare politica attraverso dichiarazioni che sono continue scudisciate, staffilate violente. Spesso anche in contraddizione l’una con l’altra».
Sabato ad Arcore lo ha detto a Berlusconi?
«Sono andato perché me lo ha chiesto lui. C’eravamo parlati più volte al telefono e poi mi ha detto ”ne parliamo martedì a Roma”. Ma le cose erano note da tempo perché i problemi che sollevo non sono dell’ultimo minuto. Comunque sabato mi sono messo su un treno e sono andato ad Arcore».
Avete chiarito? Non sembra.
«Abbiamo pranzato insieme e poi ci siamo ritrovati a discutere faccia a faccia per tre ore. Come accadeva spesso. Io sono stato per diciotto anni la sua ombra e con lui la sintonia è normale».
Ma ha provato a convincerla, come?
«Beh, abbiamo rammentato tanti momenti passati insieme, difficoltà e tantissimi ricordi belli».
Solo una mozione degli affetti? Non ci credo. Una poltrona nel cda delle Poste, per esempio.
«Assurdità, ma che c’entro io con le Poste che non so nemmeno fare una raccomandata. Mai proposto».
Allora una candidatura alle europee?
«Io contro Tajani! No, no grazie. Abbiamo discusso di formazione dei giovani, ma non è questo il punto. Comunque ci siamo lasciati abbracciandoci e con un ”pensaci bene” che mi aveva profondamente colpito».
E poi cosa è successo? Perché la nota di ieri pomeriggio con l’addio?
«Ci stavo riflettendo quando stamane (ieri ndr) mi sono svegliato con i titoli di alcuni giornali che dovrebbero esserci vicini e che hanno fatto i titoli peggiori».
Si riferisce al titolo di Libero «L’ultimo traditore« sopra al pezzo della Maglie?
«Non solo, ho poi letto le dichiarazioni di Romani che dice che io non ho mai espresso un’opinione politica e poi Toti con quella battuta di ”Scherzi a parte”! Che dovevo fare di fronte a quegli attacchi indegni e immotivati?».
Dunque, anche lei vittima della macchina del fango come Fini e Alfano?
«E me le ricordo le telefonate di prima mattina per chiedermi conto di quello che usciva sui giornali a noi vicini! Erano delle iene».
Però poteva, magari, andare nel gruppo misto. Perché dare al Ncd la soddisfazione dello scalpo?
«E che andavo con Gal? No, io resto nel centrodestra ma per costruire una linea moderata».
Cosa le ha promesso Alfano, un nuovo ruolo da comunicatore?
«Nulla, devo ancora parlarci».
Comunque il più contento sarà Matteo Renzi, suo concittadino, che acquista un altro senatore alla maggioranza».
«Sono contento anche io, d’altra parte stimo Renzi e lo dico dal primo giorno. Anzi da quando è diventato sindaco per la prima volta e ha cancellato il progetto del tram». Giusto! Chissà che non sia lo stesso tram al quale ora tenteranno di attaccarsi in tanti.