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Data: 15/04/2014
Testata giornalistica: Il Centro
Aziende pubbliche, rivoluzione “rosa”. Marcegaglia all’Eni, Grieco all’Enel, Todini alle Poste. Renzi: un riconoscimento che non poteva più attendere

ROMA Il governo ha sciolto il rebus delle nomine, rivoluzionando i vertici di Eni, Enel e Finmeccanica e portando alla guida delle principali aziende di Stato diverse donne. All’Eni arriva la coppia Emma Marcegaglia presidente e Claudio Descalzi amministratore delegato. All’Enel «salgono» Patrizia Grieco e Francesco Starace. A Finmeccanica viene confermato presidente Gianni De Gennaro ma arriva Mauro Moretti come amministratore delegato dalle Ferrovie. Alle Poste il tandem scelto dal governo è Luisa Todini nel ruolo di presidente, mentre “mister agenda digitale”, Francesco Caio, diventa amministratore delegato. A Terna per ora è certo solo il nome del presidente che sarà anche in questo caso una donna, Carla Bastioli. Sull’amministatore delegato invece il governo si è preso una «pausa di riflessione» almeno fino a oggi. Sulla sostituzione di Flavio Cattaneo, attuale ad, sembra ci sia stata una mezza rivolta dei fondi americani contrari alla rottamazione di un manager che ha fatto bene e ha intorno ai 50 anni. La “pratica” verrà esaminata successivamente. Con quella della sostituzione di Mauro Moretti alle Ferrovie (il nome che corre per la poltronissima è quello di Domenico Arcuri). «Desidero augurare buon lavoro ai vertici di Enel, Eni, Finmeccanica e Poste italiane: una squadra di professionisti che raggiungeranno obiettivi strategici ambiziosi di società che rappresentano asset fondamentali per il Paese», ha detto Renzi. «Sono particolarmente soddisfatto per la forte presenza femminile, segno di un protagonismo che chiedeva da troppo tempo un pieno riconoscimento anche da parte del settore pubblico, in linea, anzi all’avanguardia rispetto alle migliori tradizioni europee e internazionali», aggiunge il premier. Sulle nomine tanto Renzi quanto Graziano Delrio avevano promesso una doppia rivoluzione: volti nuovi e donne. E in questo senso tanto il presidente del consiglio quanto il suo sottosegretario possono dire di aver raggiunto gli obiettivi. Il Consiglio dei ministri ha inoltre fissato anche la quota massima che i nuovi manager di stato potranno raggiungere con il loro compenso: 238mila euro lordi. Una forte riduzione, in molti casi infatti i presidenti precedenti avevano compensi molto più alti. «Una novità che speriamo si imponga come “best practice” per tutta la Pubblica amministrazione e il segnale di una ritrovata sobrietà di un settore pubblico, non più distante dai cittadini», commenta Renzi. Di prassi anche il ringraziamento ai vertici uscenti «per il lavoro svolto in questi anni». La partita delle nomine non è stata semplice né indolore per il governo. Per Eni e Enel il governo ha scelto la strada delle continuità aziendale, promuovendo manager interni. Descalzi è l’uomo che ha guidato finora i tecnici in giro per il mondo cercando nuovi giacimenti. Ma fino all’ultimo molte sono state le pressioni sia interne che internazionali per lasciare alla guida del colosso energetico Paolo Scaroni che proprio ieri pomeriggio è stato ricevuto da Giorgio Napolitano al quale avrebbe riferito, così fanno sapere dal Quirinale, della situazione degli approvvigionamenti. E proprio con Napolitano Renzi ha fatto il punto sulle nomine e sulle riforme prima di incontrare nel pomeriggio Angelino Alfano a Palazzo Chigi. In serata un lungo vertice con Graziano Delrio e Pier Carlo Padoan. La rosa dei nomi annunciata a chiusura delle borse, slitta alla tarda serata. Ma il puzzle alla fine va a posto e anche Moretti, reduce da uno scontro con Renzi sul taglio dei compensi, accetta di lasciare le Ferrovie.

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