TERAMO «Scateniamo l'inferno e vinciamo queste elezioni». Tra autocelebrazioni e citazioni prese in prestito dal grande schermo il «gladiatore» Gianni Chiodi dà il via alla campagna elettorale del centrodestra. Una campagna elettorale che parte in ritardo e sulla quale, nonostante l'ostentato ottimismo, si stagliano le ombre delle recenti inchieste giudiziarie. Inchieste giudiziarie che in questi anni hanno investito l'Abruzzo senza distinzioni politiche e che rappresentano un'incognita anche per il candidato presidente del centrosinistra Luciano D'Alfonso, adesso in attesa dell'appello per il processo Housework. Tanto che non è sfuggito a nessuno il richiamo del sindaco di Pescara Albore Mascia al suo lavoro come primo cittadino «in una squadra stroardinaria e con quello che possiamo considerare un piccolo record, di essere assolutamente indenni da inchieste giudiziarie». Ma ieri pomeriggio, in una sede elettorale gremita di persone e con i prima fila, come in ogni occasione, la moglie del governatore, è stato soprattutto il giorno dell'autocelebrazione di un centrodestra convinto di poter vincere senza se e senza ma. Un centrodestra che ieri si è stretto al gran completo attorno a Gianni Chiodi con un solo assente d'eccezione: l'ex assessore Lanfranco Venturoni. Per il resto la coalizione era la gran completo: accanto a Chiodi Roberto Petri, per Fratelli d'Italia, Antonio Menna per l'Udc, Antonio del Corvo e Paolo Tancredi per l'Ncd, Nazario Pagano per Forza Italia. E poi Carlo Masci e Albore Mascia, vicini ma non troppo, Mauro Di Dalmazio, Giandonato Morra, Paolo Gatti. E poi i vari sindaci del centrodestra, da quello di Atri a quello di Roseto. Tutti pronti a mettere in scena quello che ha assunto il sapore di un vero e proprio comizio, anche chi come Gatti si è schernito sostenendo che i «comizi non sono la cosa che mi riesce meglio». Un avvio di campagna elettorale nel segno dell'autocelebrazione e dell'attacco diretto agli avversari, con Chiodi che dopo aver sostenuto come non ci sia stato «nessun ritardo, è il tempo giusto per vincere le elezioni», ha invitato il suo elettorato ad andare a fare campagna elettorale in una sfida «a coloro che, quando hanno avuto la possibilità, hanno condannato questa Regione al fallimento. Il commissariamento della Regione in materia sanitaria ha rappresentato il punto più basso di una condotta amministrativa scellerata. I nostri competitori di oggi sono gli stessi di allora, ma noi non consentiremo che oggi possano fare come allora». E se i cavalli di battaglia sfoderati ancora una volta sono stati il rientro dal deficit sanitario, l'abbattimento dopo i sacrifici delle addizionali regionali di Irap e Irpef e la disponibilità di risorse da investire nella prossima legislatura grazie ai risparmi messi in campo dalla sua amministrazione, ad allegerire i toni è arrivato l'assessore Mauro Di Dalmazio, che nel giorno del suo compleanno si è auto assegnato il ruolo di «portafortuna» della coalizione. «Sono famoso per portare fortuna - ha scherzato Di Dalmazio - non sarà un caso che l'inaugurazione della sede elettorale del nostro candidato Gianni Chiodi è arrivata proprio il giorno del mio compleanno. Sarà un giorno inaugurale per tutti». Una carrellata di interventi che hanno visto Chiodi più agguerrito e cinematografico che mai. Soprattutto quando al grido di «andiamo a fare campagna elettorale, andiamo, scateniamo l'inferno e vinciamo queste elezioni» ha sbattuto fragorosamente la mano sul tavolo suscitando una standing ovation.