PESCARA Hanno assistito impotenti allo smantellamento della struttura nella quale hanno lavorato, a seconda dei casi, da ventidue a ventisette anni, e sono rimasti senza lavoro, senza disoccupazione e senza ammortizzatori sociali. È la situazione drammatica che stanno vivendo dal 21 marzo i sette ex lavoratori (sei a tempo pieno e uno part-time) del Ferrotel, la struttura alberghiera di via Michelangelo che era adibita a ospitare i ferrovieri in transito nella stazione di Pescara. I sette dipendenti della struttura si sono sentiti abbandonati, lasciati in disparte nonostante il grido d'allarme lanciato già lo scorso anno e rivolto a istituzioni cittadine e regionali. Hanno cercato in tutti i modi di salvaguardare il loro posto di lavoro, ma senza ottenere risultati. Oltre a essere rimasti senza occupazione i sette addetti del Ferrotel ormai dismesso (gli ultimi pernottamenti risalgono al 28 febbraio), hanno anche dovuto subire una doppia beffa: dopo il licenziamento, avvenuto ufficialmente il 21 marzo, i lavoratori hanno provato a chiedere gli ammortizzatori sociali che però sono stati negati. Dopo una serie di indagini l'amara sorpresa: a loro insaputa, nel novembre del 2011, la società cooperativa Clean Service di Roma, che aveva il subappalto da Ferservizi (una società del gruppo Ferrovie dello Stato) per la gestione del Ferrotel, ha trasferito i contratti dei lavoratori dal settore Industria a quello Terziario, settore, quest'ultimo per il quale non sono previsti gli ammortizzatori sociali, come quello Industria. In sostanza. i sette addetti avrebbero potuto godere per quattro anni della mobilità, ovvero di un assegno mensile del venti per cento inferiore allo stipendio nel primo anno e poi a scendere nei seguenti. Persa questa possibilità, erano convinti di riuscire a ottenere la disoccupazione obbligatoria della durata di dodici mesi fino ai cinquantacinque anni di età e di quattordici mesi per chi ha più di cinquantacinque anni che prevede un assegno mensile che può arrivare a sfiorare i mille euro. È invece anche questa strada non è percorribile perché all'Inps i sette lavoratori risultano iscritti come soci della cooperativa anche se la stessa Clean Service parla di un errore dell'istituto di previdenza. I dati di fatto inconfutabili sono due: il primo è che il Ferrotel è desolatamente chiuso (con tutti gli arredi smantellati e donati ad associazioni umanitarie) e che i sette lavoratori (una di questi è monoreddito con due figli a carico e un mutuo da pagare) sono rimasti senza niente in mano. Il 18 marzo è stata anche chiesta un'ispezione all'ufficio del lavoro ma non si è ancora visto niente. «Non abbiamo diritto a niente», dice sconsolata una delle lavoratrici, «è una situazione davvero vergognosa».