PESCARA Sarà clamorosa, eclatante, senza precedenti, la protesta che l'associazione Carrozzine determinate Abruzzo metterà in atto domani, mercoledì, alle ore 10.30 davanti alla sede della Regione, in viale Bovio, a Pescara. Il presidente Claudio Ferrante manifesterà insieme a una trentina di disabili «per richiamare l'attenzione - spiega - sulla decisione del presidente Chiodi di non rendere obbligatorio l'abbattimento delle barriere architettoniche davanti agli studi medici, rendendo in pratica impossibile ai disabili recarsi presso il proprio medico di base per una visita. Con una decisione che riporta il diritto alla salute nel Medioevo - aggiunge - il governatore Gianni Chiodi discrimina le persone con disabilità, non garantisce le pari opportunità, violando le legge, le sentenze, la Costituzione italiana, la convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità». Ferrante attribuisce a «qualche gioco politico-elettorale» la decisione presa da Chiodi «che comporta alle persone con gravi difficoltà di deambulazione, in carrozzina - sottolinea - agli stessi anziani, alle mamme con il passeggino l'impossibilità di recarsi dal proprio medico o pediatra di base, perché per il governatore abbattere le barriere negli studi medici non è obbligatorio!». La mobilitazione indetta dall'associazione Carrozzine determinate in viale Bovio non è la prima, ma è di certo la più eclatante perché stavolta davanti alla sede della Regione arriveranno in massa le famiglie con i rispettivi disabili. «Invitiamo i medici di famiglia e i pediatri a prendere le distanze da un provvedimento medioevale - auspica il leader della protesta - che non solo non tiene conto della salute delle persone con disabilità, ma offende la dignità dei pazienti e dei medici stessi». Al sit-in di protesta Ferrante ha invitato (ma l'invito sarà accolto?) il presidente della Regione, i consiglieri e gli assessori, i candidati governatori, i medici, le associazioni e gli stessi cittadini. «Ed è proprio a costoro - conclude Ferrante - che rivolgiamo l'appello più sentito, ai cosiddetti normodotati affinché entrino in empatia con i problemi delle persone più sfortunate e ancor più penalizzate dalle istituzioni».