PESCARA La bufera su Chiodi, in merito alla non obbligatorietà per i medici di famiglia di adeguare i rispettivi studi alle norme sull'eliminazione delle barriere architettoniche, si abbatte anche a livello politico. Dall'interrogazione della deputata Pd Vittoria D'Incecco alle censure di Maurizio Acerbo e Luciano D'Alfonso (candidati presidenti della Regione al pari di Chiodi) dal capogruppo Pd Camillo D'Alessandro alla consigiera dei democratici Marinella Sclocco fino alla candidato consigliera regionale del Movimento 5 Stelle Luana Roselli. Un coro polifonico per dire "no" a una decisione «che fa compiere giganteschi passi indietro all'Abruzzo in materia di diritti delle persone con disabilità», è il commento generale. E Acerbo preannuncia una risoluzione da presentare a Palazzo dell'Emiciclo il 29 aprile «nella quale chiederò a Chiodi di fare marcia indietro. Inoltre chiederò di riformulare la nota del 24 marzo 2014 adeguandola alle normative intervenute e alla sentenza amministrativa del TaR Sicilia e a rendere, altresì, l'assistenza domiciliare programmata obbligatoria». Tra i candidati presidenti della Regione ieri era assente proprio Chiodi, che alla stessa ora si trovava all'ospedale civile per un progetto dell'Agbe. «Se non ci pensa Chiodi - ha attaccato Marinella Sclocco - ci penseremo noi a eliminare questa decisione, subito dopo il voto del 25 maggio, come maggioranza di governo». Assente Chiodi in viale Bovio, assente pure Sara Marcozzi dei 5 Stelle, presenti tutti gli altri, in prima fila Luciano D'Alfonso che, parlando ai trenta disabili in carrozzina, ha promesso che «il primo Consiglio regionale del 28 maggio approveremo una norma per l'abbattimento di tutte le barriere architettoniche negli edifici pubblici abruzzesi. Sarà non il secondo, ma il primo provvedimento della mia Regione - ha aggiunto D'Alfonso dando per scontata la sua investitura al soglio della Regione - affinché l'Abruzzo sia una terra accessibile per tutti, una terra che include e non esclude». Gli ha fatto eco Camillo D'Alessandro. «L'abbattimento delle barriere architettoniche ovunque e comunque - ha detto il capogruppo Pd - va accompagnato da una disponibilità di risorse che la Regione deve mettere a disposizione. In tal senso condivido quanto affermato dal sindacato italiano medici del territorio, laddove si evidenzia che gli interventi di adeguamento degli studi dei medici di famiglia riguarderebbe una percentuale minima e che dunque è facilmente risolvibile, con una contribuzione da parte della Regione per abbattere le barriere. I medici sono i primi a volerlo, il grande assente, come sempre, è la Regione». A livello parlamentare, la deputata Pd Vittoria D'Incecco ha presentato un'interrogazione al ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Il presidente Chiodi - spiega - sostiene che gli studi medici non siano tenuti a rispettare le norme sull’accessibilità in quanto sono considerati strutture private, non aperte al pubblico. C' è dunque confusione e disorientamento rispetto a questa materia. E' fondamentale garantire il diritto alla salute a tutti, quindi c'è necessità di un'indicazione precisa e risolutiva sul significato della legge da seguire. Mi auguro - conclude - che il Ministro intervenga immediatamente e faccia luce sugli strumenti normativi a disposizione».