Ormai solo Youtube conserva la memoria de “Gli Incontentabili”, un mitico Carosello con un grande Gianpiero Albertini. La famigliola che, al suono di una musica guerresca, bocciava inesorabilmente tutti i prodotti proposti dai negozianti (tranne la marca da pubblicizzare) ritorna alla mente leggendo i commenti che “fanno le pulci” alle nomine negli enti pubblici effettuate dal governo Renzi.
Vale la pena proporre un piccolo promemoria, per ricordare le differenze con un recente passato. Primo argomento: le donne designate solo a “ruoli di rappresentanza”. In teoria non è vero (nulla impedisce di attribuire anche deleghe importanti al Presidente), ma - in ogni caso – in precedenza non erano designate neanche a quelli.
Secondo argomento: non ci sono “volti nuovi”. Sarebbe stato simpatico verificare le reazioni in caso contrario, con la nomina di un trenta-quarantenne o pescato semmai all’estero.
Terzo argomento, il massimo dell’incontentabilità: le nomine sono state “contrastate”, oggetto di trattative e hanno visto addirittura l’applicazione di un piccolo “manuale Cencelli”.
A questi “incontentabili” si dimenticano di un passato non molto lontano che vedeva il susseguirsi di trattative estenuanti, di veti e di continui rinvii anche per la nomina in un solo ente. Qui, invece, se ne sono rinnovati quattro, cambiando completamente anche i componenti dei consigli di amministrazione, e rispettando scrupolosamente i tempi.
Quanto al “manuale Cencelli”, l’eventuale compromesso passa in secondo piano di fronte al risultato di vedere smantellati alcuni “santuari” considerati finora intoccabili.
Ma soprattutto impressiona la mancanza di memoria per i precedenti comportamenti in materia di nomine. Per Finmeccanica, il più importante gruppo industriale pubblico, si dimenticano ad esempio i tre mandati dei coniugi Guargaglini.
Lo spot degli “Incontentabili” serviva perlomeno a pubblicizzare una determinata marca: alternativa che, invece, non si intravede all’orizzonte, se non quella di un passato che non rimpiange nessuno