ROMA Cinque proroghe al posto delle otto originariamente previste per i nuovi contratti a termine, rafforzamento del diritto di precedenza, ripristino dell’obbligo di formazione pubblica per l’apprendistato e reintroduzione delle quote di stabilizzazione. Il decreto lavoro passa la prima boa parlamentare e si avvia alla virata di metà percorso. Ma il meteo prevede mare mosso. Ieri la commissione Lavoro della Camera ha dato il suo via libera, dopo aver approvato importanti modifiche al testo originario varato dal governo. E proprio queste modifiche, in particolare quelle relative al capitolo dell’apprendistato, hanno scatenato le proteste del Nuovo centrodestra e - pur con meno enfasi - di Scelta Civica. Risultato: il testo approvato dalla commissione è passato con i soli voti del Pd. Gli altri due pezzi della maggioranza hanno preso le distanze: Sc astenendosi, Ncd non partecipando al voto. Per quanto riguarda le opposizioni i no sono arrivati da M5s e Sel, mentre Forza Italia - che di fatto appoggia la filosofia alla base del provvedimento - si è astenuta. Assente la Lega.
Ora il decreto passa all’Aula di Montecitorio, e già si vocifera che martedì il governo chiederà il voto di fiducia. Su quale testo? Il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (Pd), non ha dubbi: su quello modificato. E sottolinea: «Gli emendamenti approvati sono stati condivisi dal relatore e dal governo». In serata arriva una dichiarazione del ministro Giuliano Poletti che di fatto conferma: «Credo che l’esame svolto dalla commissione Lavoro della Camera, pur apportando alcune modifiche al testo, si sia concluso senza stravolgerlo e rispettandone i contenuti fondamentali. Ora bisogna approvarlo rapidamente in aula».
I VINCOLI RIPRISTINATI
Il Nuovo centrodestra, però, non molla. In una conferenza stampa convocata ad hoc, sprigiona fuoco e fiamme contro «le maggioranza variabili» e la «slealtà del Pd», e annuncia «battaglia» per ripristinare il testo originario. Di fatto spera che nel mettere a punto il maxiemendamento per la fiducia, il governo trovi una mediazione all’interno della maggioranza. In ogni caso Maurizio Sacconi rassicura: «La fiducia la voteremo. Ma c’è un trauma che non possiamo non segnalare».
Sul banco degli imputati soprattutto le modifiche sull’apprendistato che reintroducono i vincoli imposti dalla riforma Fornero. Ritorna l’obbligo della formazione pubblica e della redazione scritta del progetto formativo. E ritorna - anche se limitata alle aziende con più di 30 dipendenti - la quota di stabilizzazione degli apprendisti: 20%.
Per quanto riguarda i contratti a termine restano i 36 mesi senza causale, ma diminuiscono le proroghe possibili: non più 8, ma 5. Viene rafforzato il tetto del 20% di contratti a termine sull’organico: le assunzioni che superano il tetto diventano automaticamente indeterminate. Per i contratti già in essere i datori di lavoro hanno tempo fino a tutto il 2014 per mettersi in regola. Rafforzato anche il diritto di precedenza nel caso in cui l’azienda proceda, entro 12 mesi dalla scadenza del contratto a termine, ad assunzioni a tempo indeterminato per le stesse mansioni e qualifiche: ai fini dei requisiti minimi necessari (sei mesi) sarà conteggiato anche il periodo di congedo di maternità. Infine lo sconto sui contributi per i contratti di solidarietà sale al 35%.