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Pescara, 24/11/2024
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19/04/2014
Il Messaggero
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Sconto Irpef da 80 euro, rinvio per i bassi redditi. Credito d’imposta in busta paga da maggio per chi guadagna tra 8 mila e 24 mila euro. Niente tetti agli stipendi, c’è solo il limite a 240 mila euro |
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ROMA Alla fine l’operazione “80 euro” è tornata alla sua fisionomia originale, quella che prevedeva di distribuire il beneficio per gli stipendi su 10 milioni di lavoratori dipendenti, con un impegno finanziario di 10 miliardi di euro a regime: insomma il piano che era stato annunciato dal presidente del Consiglio nella conferenza stampa del 12 marzo. Applicato su quest’anno, a partire dal mese di maggio, lo schema vale 6,9 miliardi: risorse ricavate come promesso per 4,5 miliardi da risparmi di spesa, per la restante parte da entrate straordinarie: 1,8 a carico delle banche con l’inasprimento dell’imposta sostitutiva per la rivalutazione delle quote Bankitalia, altri 600 come maggior gettito Iva atteso dall’accelerazione dei pagamenti dei debiti della pagamenti della pubblica amministrazione. Dal punto di vista della platea, la novità di ieri è la rinuncia ad estendere il vantaggio fiscale ai cosiddetti incapienti, ossia coloro che avendo reddito imponibile basso e di conseguenza imposta nulla, non sono toccati da un aumento delle detrazioni Irpef. Per loro non cambierà nulla, almeno con il cedolino del prossimo mese di maggio. Lo stesso premier Renzi si è però impegnato ad affrontare questo caso in un provvedimento successivo, insieme a quello dei lavoratori con partita Iva a basso reddito, che per certi aspetti possono essere equiparati a lavoratori dipendenti. Non c’è una data per questo passo successivo: lo stesso Renzi ha detto di non essere in grado di fissarla per il momento. Se ne riparlerà probabilmente con la prossima legge di Stabilità LA SOLUZIONE TECNICA Proprio per adattare la novità alla specifica situazione degli incapienti, la scelta dei giorni scorsi era stata quella di usare come strumento il credito di imposta, invece delle ordinarie detrazioni. Soluzione che dovrebbe essere confermata nella versione finale del provvedimento, che arriverà in Gazzetta ufficiale la prossima settimana. In ogni caso al di là degli aspetti tecnici l’obiettivo è garantire ad una fascia consistente dei lavoratori interessati la cifra tonda di 80 euro al mese. Ciò dovrebbe avvenire per quelli che hanno un imponibile tra gli 8 mila e i 24 mila euro. Al di sopra di questa soglia ci sarà una rapida discesa, fino all’annullamento totale del beneficio che potrebbe realizzarsi già a quota 26 mila. Saranno i datori di lavoro, nella loro veste di sostituti d’imposta, ad assicurare che la novità sia visibile per gli interessati dalla fine del prossimo mese, con lo stipendio di maggio: in questo senso nei prossimi giorni saranno accelerate al massimo le procedure. SGRAVI TRANSITORI Questa però non è la versione definitiva del piano, che sarà definita solo con la legge di stabilità. Gli sconti fiscali nella forma annunciata valgono solo per il 2014; il governo per ora si limita a preparare lo spazio finanziario, prevedendo che il prossimo anno l’importo delle complessivo delle coperture possa salire a 14 miliardi (incluso un altro miliardo di maggiori entrate Iva). Anche dal punto di vista della strumentazione probabilmente sarà scelta un’altra strada: non quella fiscale vera e propria ma la riduzione dei contributi previdenziali, intervento che automaticamente si applicherebbe sia agli incapienti (che comunque si vedono trattenere dallo stipendio i versamenti contributivi) sia agli altri lavoratori. Si ragiona su un taglio di 3-4 punti che però - anche con l’attuale sistema di calcolo della pensione - non avrebbe effetto sui futuri trattamenti previdenziali, perche lo Stato metterebbe la differenza sotto forma di contributi figurativi.
I tagli. Niente tetti agli stipendi, c’è solo il limite a 240 mila euro. Riduzioni di spesa per 6,9 miliardi di euro
ROMA Per Matteo Renzi è stato il lavoro più complicato. Un taglia e cuci andato avanti tutta la notte di ieri e proseguito durante il consiglio dei ministri. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per esempio, è riuscita a sfilare all’ultimo minuto i 2,3 miliardi di tagli alla sanità da sotto la scure di Renzi. Dunque i 6,9 miliardi di euro complessivi necessari a finanziare il bonus Irpef nel 2014 e altri 14 miliardi a regime dal 2015, arriveranno da altre voci. Il taglio di un miliardo di euro alle agevolazioni delle imprese, i 100 milioni sottratti all’editoria per gli annunci della Pa, i 2,1 miliardi di euro dei tagli per l’acquisto di beni e servizi, i 300 milioni della lotta all’evasione già «certificati», gli 1,8 miliardi dell’aumento al 26 per cento del prelievo sulle banche per la rivalutazione delle quote Bankitalia. E poi 600 milioni dall’Iva sul pagamento di altri 13 miliardi debiti arretrati della Pubblica amministrazione e 900 milioni iscritti da Renzi alla voce «sobrietà». Un’etichetta sotto la quale si cela, soprattutto, il tetto alla retribuzione dei dirigenti della Pubblica amministrazione. Dopo un lungo tira e molla, alla fine, il governo ha deciso per il momento di fissare solo il limite massimo per i super-dirigenti, che non potranno guadagnare più di 240 mila euro l’anno, lo stesso emolumento percepito dal Presidente della Repubblica. Dal testo sono stati stralciati gli altri tetti, quelli per i dirigenti di prima (185 mila euro) e seconda fascia (110 mila euro) e quello a circa 96 mila euro fissato per la generalità dei dipendenti pubblici. Nel valzer delle bozze ne era comparsa una nella quale i due tetti venivano ulteriormente alzati a 196 mila e 150 mila euro. Ma alla fine non se ne è fatto niente. Se ne riparlerà, probabilmente, nel provvedimento in gestazione sulla Riforma della Pubblica amministrazione. LE ALTRE MISURE Dal tetto, invece, non scapperanno i manager delle società non quotate partecipate dallo Stato. L’emolumento massimo passerà da 311 mila a 240 mila euro. Ma siccome le retribuzioni delle società erano state appena divise in fasce di «rilevanza» alcuni numeri uno delle spa pubbliche percepiranno stipendi ancora più bassi. Per Invitalia e Enav, per esempio, si passerà da 249 mila a 196 mila euro. I vertici di Sogesid e Italia Lavoro avranno emolumenti ancora più bassi, 120 mila euro l’anno. Tra gli scontenti del taglio ci sono i magistrati, che sono stati ricompresi nella sforbiciata. A Renzi che aveva detto ai magistrati che leleggi come le sentenze non si commentano, ha risposto il numero uno dell’Anm Rodolfo Sabelli, dicendo che le leggi, come le sentenze, si possono commentare. Il tetto agli compensi dei super burocrati, comunque, non porterà grandi risparmi di spesa, una decina di milioni di euro in tutto. Una misura di «equità», come l’ha definita Renzi. E di misure del genere ce ne sono altre. Come quella sulle auto blu, per cui nessun ministero ne potrà avere più di cinque («i sottosegretari andranno a piedi»). Non è solo l’elenco delle misure entrate nel decreto ad essere lungo. Anche quello delle norme stralciate non è da meno. I sindacati, per esempio, sono riusciti a evitare il taglio dei fondi ai patronati previsto inizialmente per 167 milioni. Dal decreto è stata stralciata anche la norma per il trasferimento del Pra, il Pubblico registro automobilistico, dall’Aci alla Motorizzazione Civile. Una misura che, secondo le stime iniziali del governo, avrebbe dovuto comportare risparmi per una sessantina di milioni di euro.
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