PESCARA Sara Marcozzi fa vedere le stelle (cinque per la precisione) alla Regione con la «bomba» di Pasquetta. La candidata presidente del Movimento di Beppe Grillo rivela che la Corte Costituzionale ha bocciato la legge finanziaria della Regione Abruzzo 2012. La sentenza della Suprema Corte è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 10 aprile, ma solo ieri la notizia è venuta alla luce. Secondo l'esponente pentastellata, in pratica, «la Regione, con una manovra illegittima, ha coperto due buchi di bilancio relativi al debito sanitario e alle aziende di trasporto pubblico, ovvero Sangritana, Arpa e Gtm, utilizzando gli stessi soldi». Nel dispositivo, in particolare, si dichiara «l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 1 delle legge regionale n°1/2012. Questa norma dispone che le economie di stanziamento relativi agli importi iscritti in bilancio per il rimborso dell'anticipazione di liquidità sono destinate al finanziamento delle spese per il servizio di trasporto pubblico locale». Secondo la candidata del Movimento 5 Stelle, l'inghippo sta all'origine «poiché le anticipazioni di liquidità - aggiunge - erano state autorizzate dallo Stato per la copertura dei debiti sanitari pregressi e, dunque, non potevano essere distratte verso altri usi». Ma c'è dell'altro: «Alla luce dei verbali dei tavoli tecnici per la verifica del piano di rientro dai deficit sanitari (7 aprile, 20 luglio e a 14 dicembre 2011) risulterebbe che proprio la destinazione di tale anticipazione di liquidità alla copertura di debiti sanitari ha consentito alla Regione di essere valutata positivamente e di avere, pertanto, accesso a una quota di spettanze residue». Insomma, stando alla valutazione che Sara Marcozzi ha svolto insieme agli esperti economici del Movimento, la Regione targata Chiodi avrebbe messo in atto qualcosa sul modello della finanza creativa di tremontiana memoria. «Inoltre - precisa la candidata presidente - la disposizione dichiarata incostituzionale interferirebbe con l'attuazione del Piano sanitario, affidata al commissario ad acta, menomandone le attribuzioni e comprometterebbe la funzione di valutazione e di monitoraggio attribuita ai menzionati tavoli tecnici». Ha un bel dire Chiodi, attacca Marcozzi, «nel vantare i mirabolanti risultati di efficienza di bilancio ottenuti dalla sua Giunta. Nella realtà, invece, la Regione non ha ancora inviato il bilancio preventivo 2013, il pluriennale e il rendiconto 2012. Adesso, grazie alla sentenza della Corte Costituzionale, sappiamo perché». Per Carlo Masci, assessore regionale al Bilancio, si tratta della classica «tempesta in un bicchiere d'acqua». Masci ha consultato gli uffici dell'assessorato dai quali è stato tranquillizzato: «Mi hanno assicurato - spiega - che non c'è nulla di preoccupante, il bilancio della Regione Abruzzo è pulito e trasparente, sta in una botte di ferro». Prendiamo per buona la lettura di Masci, ma allora come si spiega che la sentenza sia fresca, appena 10 giorni? «Non è strano - precisa l'assessore - in quanto è capitato che la Corte Costituzionale abbia dichiarato l'illegittimità di un articolo della legge regionale. Ma in questo caso si tratta di una situazione debitoria già sanata da tempo». Poi Masci dà una lettura più politica della «bomba» innescata dalla candidata del Movimento 5 Stelle. «Questi - conclude con una stoccata pesante ai grillini - non sanno di che cosa stanno parlando. Non sanno che cosa significa un bilancio regionale e lanciano allarmi ingiustificati». Quale che sia il peso della denuncia di Sara Marcozzi, la bocciatura della Corte Costituzionale mette pepe sullo scontro politico in vista delle Regionali con il Movimento 5 Stelle a puntare il dito sulla trasparenza tout court: in passato è toccato a Luciano D'Alfonso, stavolta nel mirino è finito Gianni Chiodi. Sotto a chi tocca.