PESCARA L’altro volto della festa, ben lontano dal clima di allegria, delle luci e delle dolcezze. La stazione di Pescara torna fedele a se stessa al calare delle ombre della sera, quando ridiventa polo d’attrazione per chi un ricovero non l’ha mai avuto o non ce l’ha più. Scelta o necessità, poco importa. Rete Ferrovie Italiane, alla fine della scorsa settimana, ha completato l’opera di allontanamento dei barboni dalla stazione del capoluogo adriatico. Nonostante tutto, però, il popolo invisi bile dei disperati continua a bivaccare nei dintorni della struttura. Le prime misure per scoraggiare la loro presenza all’interno dello scalo ferroviario sono state attuate a partire da gennaio, con la chiusura dei locali durante le ore notturne: i vigilantes, dalle 23.15 alle 4.45, consentono l’accesso soltanto alle persone munite di biglietto e che devono quindi prendere il treno.
I senzatetto, che affollavano l’atrio della stazione, non si sono arresi di fronte a una difficoltà che pareva insormontabile appunto per la sorveglianza: alcuni si sono trasferiti in altri luoghi della città, la maggior parte si è semplicemente spostata di qualche metro e ha iniziato a passare le notti all’addiaccio, lungo il tunnel che collega via Ferrari all’area di risulta. Nonostante i continui controlli delle forze dell’ordine e il maxi sgombero, compiuto nella notte a cavallo tra il 4 e il 5 aprile (vennero riempiti due camion di Attivi con stracci, rifiuti e coperte) , la galleria della stazione, ogni sera, tornava a trasformarsi in un ricovero per disperati. Una situazione insostenibile per Rete Ferrovie Italiane, che ha scelto di affrontare di petto il problema e sabato scorso ha ultimato l’installazione delle cancellate, per ostruire i tre punti d’accesso al tunnel (in via Ferrari, nell’area di risulta e lungo uno dei due sottopassaggi per le auto). La galleria, adesso, è aperta solo di giorno e di notte non diventa dormitorio. Circa quindici clochard, tuttavia, continuano a dormire nei presi della stazione. Alcuni si sono sistemati sul marciapiedi di via Ferrari, a fianco all’ingresso del tunnel, con tanto di coperte, cartoni e valige. Si nota perisno un passeggino, che per fortuna non ospita bambini, ma viene utilizzato per trasportare più agevolmnente i piccoli bagagli e le povere cose.
Il gruppo più corposo ha scelto l’estremo opposto della galleria e si è accampato nei pressi dell’ingresso che si affaccia sulle aree di risulta. Il freddo e l’umidità sono i nemici della notte e i senzatetto cercano di resistere ai morsi della temperatura avvolti in coperte e sacchi a pelo, dalla testa fino ai piedi. Qualcuno, più fortunato, o forse solo più previdente, si ripara all’interno di una tenda a igloo. Rfi, a questo punto, non ha altri mezzi a disposizione per allontanare i disperati dalla struttura, segnale eloquente di degrado urbano e morale, oltre che imbarazzante biglietto da visita della città. Le forze dell’ordine, con ogni probabilità, continueranno ad effettuare operazioni di sgombero e controlli. Quella dei senzatetto, tuttavia, è una realtà che non è possibile cancellare: in assenza di strutture adeguate e di programmi mirati, il problema sarà semplicemente trasferito altrove. O si ripresenterà puntualmente lì dov’è e si manifesta.