La capitaneria: «Il porto commerciale rimane aperto alla navigazione»
PESCARA Il fondale è ancora troppo basso nonostante le operazioni di dragaggio, e la sabbia causa ancora problemi per il porto commerciale. Ieri mattina, la petroliera Galatea si è incagliata nel bel mezzo di una manovra. Un intervento degli uomini della capitaneria di porto ha permesso di risolvere il problema, ma la Galatea ha rinunciato a Pescara e ha virato su Venezia. Un’altra sconfitta per il porto cittadino. I lavori di dragaggio dei fondali si sono conclusi da un paio di mesi, dopo essere andati avanti per oltre un anno. Ma evidentemente non è bastato, oppure le mareggiate dei giorni scorsi hanno compromesso la situazione insabbiando un altra volta il porto. Fatto sta che la nave petroliera, proveniente da Falconara con un carico di gasolio, si è incagliata in ingresso alle sei del mattino proprio a causa dell'urto con un dosso sabbioso. Faceva manovra per entrare ma poi si è bloccata, e una volta disincagliata con l'aiuto degli uomini della capitaneria è stata riportata al largo. Sembra infatti che l'imbarcazione, lunga 140 metri e con una capacità di 4 metri di pescaggio, avesse bisogno a pieno carico di 4 metri e mezzo di fondale per potersi muovere. Quei quattro metri e mezzo di profondità evidentemente non c'erano, e l'intervento degli uomini del mare per liberare l'imbarcazione è durato una mezz'ora. Per tutta la mattinata di ieri, alcuni mezzi della capitaneria hanno effettuato nuove batimetrie per verificare se si sia trattato di un dosso isolato e se in effetti l'imbocco dello scalo commerciale sia nuovamente insabbiato. L'incagliamento è stato confermato dal comandante della direzione marittima Abruzzo-Molise, Luciano Pozzolano: «Si è trattato di un inconveniente dovuto probabilmente a un dosso sabbioso provocato dalla bassa marea di questa mattina e dopo le mareggiate dei giorni scorsi. Abbiamo già comunicato l'accaduto al provveditorato alle opere marittime di Roma. Non si tratta di una bella notizia. Ribadisco, però, che il porto commerciale di Pescara rimane aperto alla navigazione». La Galatea trasporta gasolio per conto della società petrolifera Api. Ieri, era al terzo ingresso dalla riapertura della darsena commerciale ed era stata la prima petroliera a rientrare nel porto di Pescara dopo la conclusione del dragaggio con cui sono stati portati via 300 mila metri cubi di materiali sabbiosi. Ma ieri la nave cisterna è virata alla volta di Venezia: ritenendo che non ci fossero le condizioni necessarie per tentare una nuova manovra di ingresso nella darsena commerciale di Pescara, il suo comandante ha deciso di prendere il largo. Ha aggiunto Pozzolano: «Tra oggi e domani, ci saranno i rilievi del Provveditorato alle opere marittime, in più punti della darsena commerciale, e saranno questi risultati a fare testo per certificare il dato di ieri sulla profondità. Eventuali provvedimenti saranno conseguenti, potrebbero anche portare all'emanazione di una nuova ordinanza per la navigazione del porto, più restrittiva di quella attuale che si basa sui 5 metri di profondità».
«Emergenza porto troppi errori nella gestione»
PESCARA La Confcommercio ha denunciato «la situazione critica in cui versa nuovamente il porto di Pescara a soli venti giorni dalla fine dei lavori di dragaggio. E' evidente che ci sono stati notevoli errori nella gestione dell'emergenza porto se è bastata l'acqua piovana di qualche giorno fa per rendere di nuovo inagibile l'avanporto di Pescara». Parlando dell’incagliamento della petroliera Galatea, Confcommercio aggiunge: «Tanti soldi spesi male, oltre 13 milioni di euro per l'ultimo dragaggio, quando sarebbe bastato attuare il primo lotto del Piano regolatore portuale, che sarebbe costato circa dieci milioni di euro, per risolvere contemporaneamente e definitivamente il problema del dragaggio e della navigabilità del porto. Eppure, già tre anni fa il governatore Chiodi aveva annunciato di avere pronta la somma per dare attuazione a tale progetto che prevedeva l'apertura della diga foranea e quindi la possibilità di far defluire le acque del Pescara al largo evitando il ristagno e il deposito di fanghi e altro materiale sul fondo del porto canale». Sarebbe stato sufficiente attuare tre o quattro punti importanti, fra cui quello relativo al Piano regolatore portuale, per ottenere fatti concreti anziché lasciare tanti e inutili segni di Zorro di nessuna utilità».