Ieri mattina la petroliera dell’Api è rimasta a lungo in rada in attesa di istruzioni dalla capitaneria, prima di fare rotta su Venezia, tra lo sgomento dell’equipaggio e del pilota del porto, Leonardo Costagliola, che poco prima delle 6 avevano tentato l’avvicinamento del cargo alla banchina commerciale. Doveva andare tutto liscio, e invece la Galatea, 5mila tonnellate di stazza e 6mila di idrocarburi destinati ai serbatoi Di Properzio, ha rischiato di incagliarsi nei fondali ed è stata costretta a riprendere il largo. A spiegare la dinamica dell’incidente è proprio il pilota del porto: «C’è una ordinanza della capitaneria che vieta l’ingresso di imbarcazioni con un pescaggio superiore ai 5 metri. Noi a 4 metri e mezzo abbiamo toccato e non è stato possibile proseguire la manovra».
Come è stato possibile un incidente simile in un porto appena dragato? La risposta arriva dallo stesso Costagliola: «Questo dovremmo chiederlo alla Sidra, la società che ha seguito i lavori. Sino ad oggi abbiamo speso 18milioni di euro per gli ultimi dragaggi effettuati dalla Nicolai, dal commissario Guerino Testa e dal ministero, ma i risultati sono questi. Adesso - continua il pilota del porto - non è neanche immaginabile un nuovo intervento di dragaggio nel pieno della stagione estiva. Le scelte sono solo due: o si chiude, o si punta a rilanciare il traffico con l’immediata attuazione dei lavori di deviazione del fiume previsti dal nuovo piano regolatore portuale».
«Non si pensava potesse accadere questo inconveniente - è il commento del comandante della direzione marittima Luciano Pozzolano -. Non si tratta di una bella notizia. Ribadisco però che il porto commerciale rimane aperto alla navigazione. Sono in corso rilievi batimetrici in più punti della darsena; i risultati potrebbero anche portare all’emanazione di una nuova ordinanza per la navigazione, più restrittiva». È possibile che l’abbassamento dei fondali sia stato causato dalle piogge dei giorni scorsi che hanno trascinato a valle molti detriti, ma anche dal solstizio di primavera, fenomeno che nei mesi di marzo e aprile è solitamente accompagno da quello delle basse maree. Costagliola però frena: «La bassa marea ha influito al massimo per una decina di centimetri. Qui non siamo a Venezia dove il fenomeno crea variazioni dei fondali di un metro, un metro e mezzo».
La petroliera che ha rischiato di incagliarsi all’alba di ieri è la stessa che il 3 aprile scorso aveva fatto l’ingresso trionfale nel porto per inaugurare la riapertura del traffico commerciale dopo l’ultimo intervento di dragaggio, tra l’entusiasmo della marineria e delle altre categoria produttive. Pochi giorni dopo era arrivato anche il via libera dal ministero delle Infrastrutture al piano regolatore portuale, atteso da più di un anno. La politica aveva fatto subito le sue mosse. All’esultanza del consigliere regionale Lorenzo Sospiri era seguita la richiesta del candidato sindaco del centrosinistra, Marco Alessandrini: immediata convocazione di un consiglio comunale straordinario per deliberare sul piano regolatore portuale. Il presidente della Camera di commercio, Daniele Becci, aveva fatto ancora di più, annunciando un finanziamento dell’ente camerale per riprendere i collegamenti con la Snav, a partire dall’ormai imminente stagione estiva. Ieri, dopo l’incidente, lo stesso Becci ha cercato di minimizzare l’accaduto: «Non vorrei che adesso non si facesse dell’allarmismo ingiustificato. Si tratta solo di una piccola zona del porto dove il fondale si è abbassato a 4 metri e mezzo. Mi sono messo subito in contatto con Roma e hanno assicurato che interverranno subito per ripristinare l’agibilità del porto, grazie a fondi residui ancora a disposizione. Per il ritorno della Snav non ci sarà alcun problema».