ROMA La battaglia non è finita. Anche se oggi non ci saranno sorprese sull’esito del voto di fiducia nell’aula della Camera sul decreto lavoro (ed è sicuro che non ci saranno), le armi verranno ricaricate al Senato. Il Nuovo Centrodestra ha già pronte le casse con le munizioni e stavolta ha intenzione di usarle se il Pd non mostrerà una maggiore malleabilità. Insomma la tensione tra le forze che appoggiano il governo resta alta. Anzi altissima. Oggetto del contendere: il decreto lavoro. O meglio: le modifiche, imposte dal Pd in commissione Lavoro di Montecitorio, al testo originario del provvedimento messo a punto dal ministro Poletti.
IL VERTICE
Ieri è andato in scena l’ultimo disperato tentativo di mediazione, ma non c’è stato nulla da fare: in un vertice di circa tre ore nelle stanze del governo a Montecitorio, alla presenza dei ministri Poletti e Boschi, le varie anime della maggioranza sono rimaste inchiodate sulle loro posizioni. Il governo alla fine ha deciso di chiedere la fiducia sul testo arrivato ieri in Aula, ovvero quello modificato dalla commissione.
Si voterà oggi. Ma l’esito è scontato: Ncd e Sc, nonostante la fortissima contrarietà, hanno già annunciato il loro sì. «Voteremo la fiducia alla Camera ma non rinunciamo a dare battaglia al Senato per difendere il dl Poletti» ha fatto sapere la capogruppo Ncd alla Camera, Nunzia De Girolamo. E così farà pure Scelta Civica.
Comunque vada, per Renzi si tratta di una bella grana. Non solo perché la vicenda è tutt’altro che conclusa, ma anche perché introdurre nuove modifiche al Senato significa far fare al provvedimento quella navigazione tanto odiata tra le due sponde del Parlamento (la Camera, nell’eventualità, dovrà votare nuovamente) e che in questo caso mette anche a rischio la conversione in legge, visto che il decreto scade il 20 maggio.
In serata, in un’intervista al tg1, Renzi non ha nascosto la sua irritazione, bollando lo scontro come tipico «da campagna elettorale». «Sono discussioni alle quali - ha continuato - un cittadino normale è abbastanza allergico. Stiamo discutendo se le proroghe devono essere cinque o otto, dettagli». Sui quali comunque - precisa - si può anche discutere, purché poi «si chiuda l’accordo, perché non è accettabile non affrontare il dramma della disoccupazione».
Eppure il governo aveva sperato che una mediazione fosse possibile.
MEDIAZIONE FALLITA
Dopo i contatti dei giorni scorsi (il caso è scoppiato giovedì santo, con il via libera in commissione Lavoro a un testo modificato sulla base di emendamenti del solo Pd e non votati da Ncd e Sc), ieri il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, si è presentato al vertice con una mediazione in tre punti: trasformare in multa economica la sanzione per l’imprenditore che sfora il tetto del 20% di contratti a termine sul totale dei dipendenti; concedere libertà agli imprenditori, nel caso dell’apprendistato, di optare per la formazione privata; blindare il nuovo testo così determinato anche al Senato. «Noi abbiamo detto sì, ma il Pd ha rilanciato chiedendo di far scendere ulteriormente il numero di proroghe per i contratti a termine, da 5 a 4» ha poi riferito Maurizio Sacconi (Ndc). «È falso e scorretto» ha replicato Cesare Damiano (Pd). A sua volta Sc ha accusato sia Ncd che Pd.
Cinque proroghe per i precari formazione per gli apprendisti
ROMA Il provvedimento sul quale l’assemblea di Montecitorio oggi voterà la fiducia è un po’ diverso da quello varato dal governo. Non lo stravolge, come afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Ma comunque modifica alcuni punti fondamentali. In particolare sull’apprendistato che, come accusa Ncd, torna all’antico, ovvero alla formula lanciata dalla riforma Fornero con una serie di paletti che, a conti fatti, hanno ridotto negli ultimi due anni il ricorso a questo tipo di assunzione da parte degli imprenditori.
CONTRATTI A TERMINE
Il decreto Poletti estende da un anno a tre anni la possibilità di assumere con un contratto a termine senza causale (ovvero senza specificare il motivo per cui si sceglie quel tipo di contratti e non quello a tempo indeterminato). Su questo punto non ci sono state modifiche in commissione. Nell’arco dei tre anni però, mentre la versione Poletti prevedeva la possibilità di 8 proroghe, il nuovo testo le riduce a 5. La commissione non ha toccato il tetto del 20% di lavoratori a termine rispetto all’organico complessivo di ogni azienda, ma ha previsto che nel caso di sforamento del limite, i contratti in eccesso si considerano a tempo indeterminato. Le norme si applicano alla somministrazione di lavoro a tempo determinato. Viene poi rafforzata la norma sul diritto di precedenza dei lavoratori a termine (con un contratto di almeno sei mesi) nel caso in cui l’azienda, nel 12 mesi successiva alla scadenza del contratto, assumesse un altro lavoratore per la stessa qualifica e mansione a tempo indeterminato: il congedo maternità potrà concorrere a determinare il periodo minimo di sei mesi di attività.
Il decreto prevede anche la possibilità di rinnovare o prorogare di un anno (fino al 31 luglio 2015) i contratti a tempo determinato del personale educativo e scolastico di asili nido e materne comunali.
I PALETTI ALL’APPRENDISTATO
Ritorna l’obbligo (cancellato dalla versione Poletti) della formazione pubblica. La commissione ha ripristinato anche il piano formativo individuale in forma scritta, ma prevede modalità semplificate di redazione. Ripristinato anche l’altro paletto che il decreto Poletti aveva eliminato: la quota di stabilizzazione. Se però la legge Fornero fissava tale quota al 50%, la commissione la riduce al 20% e la limita alle aziende con più di 30 dipendenti.
LA NORMA ELECTROLUX
Rifinanziata la dote del fondo (inattivo dal 2005 per mancanza di risorse) che serve a tagliare i contributi per i contratti di solidarietà: arrivano 15 milioni di euro già dal 2014, contro i 5,6 precedenti. I criteri per individuare i beneficiari saranno stabiliti con decreto interministeriale. Il ministro Poletti ha sottolineato che lo sconto riguarderà non solo l’Electrolux ma anche altre situazioni di crisi aziendale. Ma «non sarà per tutti».
DURC ON LINE
Viene ”smaterializzato” il Durc (il documento unico di regolarità contributiva che attesta l’assolvimento, da parte dell’impresa, degli obblighi legislativi e contrattuali nei confronti di Inps, Inail e Cassa Edile) con una semplificazione degli adempimenti burocratici richiesti alle imprese per la sua acquisizione.