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Data: 23/04/2014
Testata giornalistica: Il Messaggero
Alitalia, frenata di Intesa sul debito

ROMA Mandato ampio e incondizionato a Roberto Colaninno e a Gabriele Del Torchio di riallacciare la trattativa con Etihad, interrotta dagli arabi con la lettera di mercoledì scorso. In poco più di due ore di cda di Alitalia, i rappresentanti degli azionisti, dopo aver ascoltato dall’ad gli ultimi infuocati avvenimenti, hanno deliberato all’unanimità di affidare un compito preciso al vertice: riaprire il negoziato partendo dalla lettera di risposta inoltrata il giorno dopo da Del Torchio, dopo aver consultato i principali soci. L’ad «ha illustrato ai consiglieri lo stato delle relazioni con Etihad», recita lo stringato comunicato emesso dalla compagnia. Nella nota si legge anche che il board «ha esaminato l’andamento economico gestionale dei primi mesi dell’anno, in miglioramento rispetto al 2013 ed in linea con le previsioni di piano». Da parte dei consiglieri sono state fatte alcune domande: in particolare Mario Volpi, rappresentante di Percassi e il direttore finanziario di Air France Pierre Francois Riolacci avrebbero chiesto copia della missiva di James Hogan, ad di Etihad e della risposta di Del Torchio.
Il mandato al presidente e all’ad oltre ad essere pieno prevede la necessità di un’azione forte per convincere l’interlocutore. Del Torchio ha riepilogato le cause che hanno portato gli arabi a congelare la trattativa. Hogan avrebbe fatto riferimento a colloqui con il governo e con gli stakeholders, cioè le banche. Quindi con Intesa Sanpaolo, azionista con il 20,59% e Unicredit (12,99%). E delle quattro cause scatenanti che hanno portato Abu Dhabi allo stop, una è riconducibile alla rigidità degli istituti a rinunciare a circa 400 milioni su un miliardo di esposizione.
UNICREDIT PIÙ FLESSIBILE
Sembra che Intesa si sia mostrata più indisponibile rispetto ad Unicredit: all’interno della Cà de Sass si fronteggiano due anime (da una parte Carlo Messina, dall’altra Gaetano Miccichè) con visioni divergenti, già venute alla luce in occasione della scelta tra l’opa di Zunino e la vendita degli immobili francesi di Risanamento a Chelsfield.
Tra le prime iniziative di Colaninno e Del Torchio ci sarebbe la moral suasion sulle grandi banche. Poi c’è il nodo esuberi: per Etihad, 3 mila dipendenti sono di troppo, altrimenti non si riesce a contenere i costi. Altro scoglio è quello relativo alla manleva sulle attività passate. Si tratta di garanzie illimitate che i soci - alcuni dei quali appena entrati come Unicredit e Poste - non se la sentono di dare. Infine le partite meno complicate su Malpensa e Linate che possono essere più agevolmente risolte.
Nella relazione al cda, Del Torchio avrebbe fatto riferimento ai contatti tra gli advisor (JpMorgan per Etihad, Citi per Alitalia). Sembra che Colaninno e il timoniere vogliano presto stabilire un dialogo diretto con Abu Dhabi. La presenza attiva del presidente sarebbe gradita (oltre che voluta) da molti soci che avrebbero chiesto i motivi per i quali nelle ultime settimane il negoziato sia stato condotto dall’ad. Acqua passata, si ricomincia.

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