PESCARA Scampata la bufera giudiziaria, su Luciano D'Alfonso se ne abbatte un'altra, di natura inquietante perché chiama in causa la sua presunta affiliazione a una loggia massonica. Le rivelazioni de Il Fatto Quotidiano parlano di un'inchiesta aperta dalla procura de L'Aquila ha su una associazione segreta (una onlus) che conterrebbe al suo interno alcuni personaggi in vista della pubblica amministrazione tra politici, avvocati, magistrati, dipendenti e dirigenti e professionisti in genere. Fra questi, appunto, D'Alfonso, ma anche il suo ex braccio destro Guido Dezio, appartenenti alla Suprema Militia Equitum Templi, al cui vertice nel 2008 si trovava l'abruzzese di Ortona Tommaso Di Nardo, proprietario della società Aquila srl che svolge servizio di vigilanza armata in moltissimi edifici pubblici, tra i quali il tribunale di Pescara e la Regione Abruzzo. Il presunto scoop de Il Fatto Quotidiano rispolvera, in realtà, qualcosa di antico dal momento che quella documentazione era stata sequestrata nel 2008 nell'ambito dell'inchiesta Housework, condotta dal pm Gennaro Varone, finita poi con l'assoluzione di tutti e in particolare dello stesso D'Alfonso con formula piena. Nella lista relativa a questo caso, segnalato peraltro fin dal 2009 dal quotidiano online Primadanoi, figuravano D'Alfonso, Dezio e anche un tale Angelo Radoccia di professione magistrato. Solo che l'unico Radoccia che fa il magistrato in Abruzzo si chiama Italo ed è, guarda la combinazione, il giudice che pochi mesi fa ha assolto D'Alfonso dall'accusa di corruzione nel processo Ecosfera. Assoluzione che, unitamente a quella di Housework, ha consentito all'ex sindaco di Pescara di avere via libera nella candidatura a presidente della regione per il centrosinistra. Della presunta appartenenza di D'Alfonso alla Suprema Militia Equitum Templi una lista massonica si è occupato il deputato del Movimento 5 Stelle Andrea Colletti con un'interrogazione ai ministri dell'Interno Angelino Alfano e della Giustizia Andrea Orlando. «Nel fascicolo della Procura della Repubblica di Pescara mancherebbe il secondo elenco di nominativi - scrive fra l'altro Colletti - che non è mai stato, purtroppo, sequestrato. Da ricerca su internet non risultano chiari gli obiettivi della Suprema Militia Equitum Templi, non risulta chiaro che tipo di associazione sia, se paragonabile ad una loggia massonica ovvero ad una associazione di promozione sociale». Per il Pd, invece, è tutto chiaro: «È una bufala», dicono in coro il segretario regionale Silvio Paolucci, Alexandra Coppola della direzione nazionale del partito e, ovviamente, lo stesso Luciano D'Alfonso. «Leggo su un quotidiano una non notizia relativa ad adesioni di personalità di questa regione a una associazione, definita onlus, che si richiamerebbe ai templari. Io replico su quanto mi riguarda direttamente. Due punti fermi: non ho mai aderito, né tantomeno partecipato alla Suprema Militia Equitum Templi. Non ho mai conosciuto il dottor Italo Radoccia. Solo dalle carte processuali ho scoperto che è stato il giudice di un procedimento che mi ha riguardato, nel quale non ho presenziato all’udienza. Aggiungo per completezza che non ho conosciuto mai neppure un Angelo Radoccia. Questo per quanto attiene alla verità e alla realtà, confidando che costituiscano il primo interesse di chi si occupa di informazione». Paolucci liquida il tutto con un «ma che rivelazioni, queste sono bufale elettorali, direi a orologeria». Il fatto, poi, che l'interrogazione sia stata presentata dal Colletti fa dire a Paolucci: «Ora è tutto chiaro, si capisce benissimo perché. Del resto Il Fatto Quotidiano ha un rapporto privilegiato con il Movimento 5 Stelle. A proposito, - chiede sardonicamente - per caso il direttore Padellaro è candidato coi 5 Stelle». Insomma, da Paolucci e dai vertici del Pd arrivano solo grasse risate per snobbare la nuova offensiva grillina nei confronti di Luciano D'Alfonso.