ROMA Etihad non ha ancora replicato alla lettera di giovedì 17 con la quale Gabriele Del Torchio cercava di ricucire il negoziato tra Abu Dhabi e Alitalia, interrotto la sera prima con le due pagine e mezze firmate da James Hogan. Ma dai contatti fra l’advisor degli arabi (JpMorgan) e quello di Cai (Citi) sono rimbalzati segnali di disponibilità a riprendere le trattative, partendo dai nodi spinosi: debito, costo del lavoro, manleve, sui quali la replica di Del Torchio avrebbe fornito qualche ragguaglio. A proposito del costo del lavoro, ieri Del Torchio ha riallacciato i contatti con i leader dei sindacati sul tema del taglio degli stipendi, contenuto nel piano stand alone. D’altra parte però, con circa 70 milioni di liquidità in cassa e una stagione propizia per la vendita dei biglietti, Alitalia non ha il fiato sul collo per chiudere l’accordo con Etihad. «Aspettiamo la proposta ufficiale di Etihad, poi agiremo di conseguenza», ha twittato Matteo Renzi e, a un follower che gli chiedeva spiegazioni sul perchè non siamo in grado di risollevare la compagnia, ha risposto: «Siamo in grado, siamo in grado».
Al cda di due giorni fa, cui ha fatto un’informativa sul carteggio con Abu Dhabi, l’ad avrebbe fornito solo l’anticipazione della cassa a disposizione e una generica previsione di chiusura dei conti 2013 meglio del budget. Il board ha preso una delibera all’unanimità con la quale ha affidato al presidente Roberto Colaninno e a Del Torchio pieni poteri con l’impegno di tornare appena possibile in cda per relazionare. Bisognerà stare attenti alle uscite: per questa ragione consiglieri e sindaci si sono tagliati i compensi, così come i dirigenti, a partire da Del Torchio si sono ridotti gli stipendi del 10-20%. Tutti dovranno fare la loro parte, comprese le banche. Del Torchio ha fatto intendere che Hogan, nel motivare lo stop, si è riferito a colloqui con il governo e gli stakeholders, cioè le banche. Sembra infatti che abbia avuto contatti con i rappresentanti di Unicredit e Intesa Sanpaolo, azionisti-creditori cui avrebbe prospettato la necessità di rinunciare almeno a 400 milioni. Questo per evitare che l’iniezione di 400 milioni di equity venisse assorbito dalle passività. Ma solo da parte di Unicredit ci sarebbe stata disponibilità a trattare.
IL COSTO DEL LAVORO
In attesa di sviluppi, l’attenzione si sposta sul costo del lavoro, dopo che Maurizio Lupi ha auspicato «si trovi un accordo», che ritiene «strategico». «In questi giorni - ha aggiunto il ministro - è in essere una trattativa tra due aziende private. Etihad ha posto delle condizioni, Alitalia ha risposto alle condizioni». Come governo, «aspettiamo e seguiamo». «Del Torchio ci ha rappresentato lo stato del confronto con Ethiad che, sostanzialmente, vede gli stessi nodi ancora non sciolti», ha detto Luigi Angeletti, leader della Uil. L'obiettivo è arrivare a un accordo e «noi siamo disposti a fare la nostra parte». Dalla Cgil si fa sapere è stato esplorativo e di informazione. Gli arabi hanno chiesto di trovare una soluzione definitiva a 3 mila dipendenti.