ROMA L’ultima sorpresa del decreto sull’Irpef è un ulteriore aumento dei tagli ai ministeri che salgono a 240 milioni di euro, con la scure che si abbatterà anche sulla Presidenza del consiglio prima esclusa. Soldi ai quali dovranno aggiungersi anche i tagli alla spesa per l’acquisto di beni e servizi che, se non dovesse andare in porto, comporterà un blocco degli stanziamenti per i ministri complessivamente di 200 milioni nel 2014 e poi 300 milioni per i due anni successivi. Un conto, insomma, di ben 800 milioni di euro. Per il resto il provvedimento contiene molte conferme. Il bonus Irpef, per esempio, sarà di 80 euro al mese netti per tutti coloro che guadagnano tra 8 mila euro e 24 mila euro. Poi decrescerà rapidamente per azzerarsi a 26 mila euro. Il costo dell’operazione, come spiega la relazione tecnica allegata al decreto, sarà di 6,65 miliardi di euro. Il finanziamento dello sgravio, per il momento, è garantito per il solo 2014.
SGRAVIO STRUTTURALE
Ma fin dalle premesse del provvedimento il governo sottolinea che sarà reso «strutturale» attraverso la legge di stabilità dove saranno individuati i tagli di spesa da effettuare nel 2015. «Ai cittadini», spiega il vice ministro all’Economia, Enrico Morando, «va data l’assoluta certezza che il bonus sarà pagato anche negli anni successivi, questo», aggiunge, «per evitare che i soldi invece di andare ai consumi vengano risparmiati». Proprio per prendere formalmente l’impegno ad erogare questi fondi anche nei prossimi anni, nel decreto viene istituito un «Fondo destinato alla concessione di benefici economici ai lavoratori dipendenti». La dote iniziale è un tesoretto di 2,7 miliardi di euro per il 2015 frutto dei risparmi strutturali che il provvedimento approvato dal governo dovrebbe generare per le casse dello Stato. La dote del fondo nel 2016 sale a 4,7 miliardi per poi attestarsi a 4,1 miliardi di euro l’anno successivo e circa 2 miliardi a partire dal 2018. Lo sgravio Irpef per i prossimi anni, insomma, non parte da zero, ma da una dote complessiva di 13 miliardi. Come ieri ha spiegato Matteo Renzi via Twitter, poi, Il testo definitivo del provvedimento (che dovrebbe essere pubblicato oggi nella Gazzetta Ufficiale), conferma anche l’innalzamento dal 20 per cento al 26 per cento dell’aliquota sulle rendite finanziarie.
LE COPERTURE
Dall’aumento del prelievo saranno esclusi i titoli di Stato, come i Bot e i Btp ed anche il risparmio postale, mentre la nuova imposizione sarà applicata anche ai depositi di conto corrente. I soldi generati dall’aumento delle rendite saranno utilizzati per finanziare la riduzione dell’Irap per le imprese. Dalla misura, secondo la relazione tecnica, arriveranno nelle casse dell’erario subito 720 milioni di euro e 2,3 miliardi a partire dal 2015. Confermato anche l’aumento del prelievo per le banche sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia. Una stretta che permetterà al Tesoro di incamerare un gettito di 1,8 miliardi di euro. Tra le coperture individuate, anche l’indicazione di un extra-gettito dalla lotta all’evasione fiscale. Per l’anno in corso saranno incamerati i 300 milioni di euro già considerati «acquisiti» per il 2013, mentre per il prossimo anno viene stimato un maggior incasso di almeno 2 miliardi di euro. Rispetto alle versioni precedenti del provvedimento si tratta di una stima rivista al ribasso di un miliardo di euro (Matteo Renzi nella conferenza stampa aveva indicato in 3 miliardi il maggior gettito). Questo, comunque, significa che l’asticella fissata per l’Agenzia delle Entrate sarà comunque decisamente più alta che in passato. Dalla lotta all’evasione dovranno arrivare, in pratica, almeno 15 miliardi di euro.
LE REAZIONI
Ieri, parlando da Madrid dove ha incontrato il suo omologo spagnolo, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha spiegato che il bonus di 80 euro «avrà ripercussioni positive sul Pil in quanto le famiglie potranno spendere di più e le imprese saranno stimolate a investire e, di conseguenza, a creare maggiore lavoro», non escludendo che si possa superare la previsione di +0,8% del Prodotto interno lordo prevista per quest’anno.