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Pescara, 24/11/2024
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Data: 26/04/2014
Testata giornalistica: Il Centro
«I cantieri non uccidono il commercio». Il presidente della Camera di commercio, Becci: il declino del centro è iniziato cinque anni fa, serve una mobilità alternativa

PESCARA L’ultima serranda si abbassa in un silenzio inaspettato. Tra i nastri catarifrangenti e le transenne del cantiere della riqualificazione, su corso Vittorio Emanuele, sembra essersi spenta quella vitalità frenetica e quell’ambizione che un tempo accomunava i piccoli imprenditori, spingendoli a gettare ponti e intrattenere relazioni con il mondo che conta, fa affari e rilancia nonostante le difficoltà economiche. Euronics, erede del negozio del gruppo Ferri che per generazioni ha venduto i dischi a giovani e adulti di tutto l’Abruzzo, chiuderà il 10 maggio prossimo, gettando un’ombra sulla vocazione commerciale del capoluogo adriatico. Ma a dispetto del clima di incertezza, il presidente della Camera di commercio, Daniele Becci, conserva ancora qualche asso nella manica: secondo lui, per aumentare la posta in gioco e tentare la rivincita, bisognerebbe scommettere sulla mobilità sostenibile e sulle grandi opere pubbliche. Presidente, crede che il commercio sia definitivamente morto? «Pescara negli anni Settanta e Ottanta era una città bella, veloce ed effervescente. Gli imprenditori erano attivi, avevano idee e portavano avanti progetti. Invece in questi anni ha prevalso una demagogia che va in direzione dei guelfi e dei ghibellini, dei Montecchi e dei Capuleti: tutti hanno agito per portare vantaggi alla propria parte politica, senza pensare ai cittadini e alle imprese. Per tornare a volare bisognerebbe smetterla di dire sempre no e trovare il coraggio di recuperare lo spirito di quelle menti che hanno fatto grande Pescara». Ci sarebbe bisogno di un nuovo Gilberto Ferri? «Ferri è stato un imprenditore eccezionale e il padre del nostro porto turistico. Oggi ci piange il cuore nell’assistere alla chiusura di Euronics, che dopo Camplone è stato uno dei punti di riferimento della storia della città. Questi negozi hanno chiuso in virtù di una crisi economica a cui, nel momento più drammatico, non siamo stati in grado di trovare soluzioni efficaci». In che modo si potrebbe rilanciare Pescara? «Per ritrovare i Ferri di una volta le alternative ci sono: prima la riqualificazione di corso Vittorio, delle riviere e degli altri punti nevralgici della città. Subito dopo la promozione di una mobilità che sia veramente sostenibile, in modo da tenere le auto fuori dal centro cittadino e diminuire il livello di polveri sottili nell’aria». «La direzione che si sta percorrendo in quest’ultimo periodo è giusta. Suggerisco di continuare a puntare sui cantieri: gli interventi sul lungomare nord e sud ci volevano, stesso discorso per la duna e per le isole pedonali». Lei pensa che chiudere il centro alle auto rappresenti la soluzione ai mali del commercio e non la condanna a morte delle piccole imprese? «Sono ormai cinque anni che le attività su corso Vittorio stanno chiudendo. Uno dei primi a denunciarlo è stato Ermanno Ricci. Questo vuol dire che non c’è alcuna relazione con i lavori. Il problema di Pescara è che in questi anni sono stati bocciati tutti i progetti per promuovere una mobilità alternativa. Penso alla filovia, che avrebbe favorito un trasporto rapido ed efficiente, andando a sfruttare un tracciato che attraversa il centro urbano». «L’esempio calzante è Londra, la cui metropolitana ha le fermate nel cuore della città. Pescara non ha un bacino di un milione e mezzo di passeggeri, quindi un mezzo interrato oppure una sopraelevata sarebbero dei sogni dai costi elevatissimi». Secondo lei chi è stato a sbagliare? «L’elenco è lungo, a cominciare dagli spiriti ambientalisti che hanno detto sempre di no. Sono contrari alla filovia, non vogliono i parcheggi interrati nell’area di risulta, bocciano le pedonalizzazioni e non vedono di buon occhio il restyling della città. A questi non piaceva nemmeno il Ponte del mare perché lo consideravano impattante. Il risultato di tutti questi no è una città rimasta indietro». Ci sono decisioni di questa amministrazione che proprio non le sono piaciute? «Non mi è piaciuto che Pescara è stata l’unica città in Abruzzo a non aver approvato il decreto sviluppo, nonostante abbia il più ricco mercato immobiliare e quindi la più ampia offerta».

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